Festival di Sanremo, clamoroso attacco del giornalista Ranucci verso Roberto Benigni

Ieri è andata in onda la prima puntata dell’attesissimo Festival di Sanremo a conduzione Amadeus: tra gli ospiti l’attesissimo Roberto Benigni attore toscano che è intervenuto in prima serata con un monologo sulla Costituzione che quest’anno compie 75 anni.

A far discutere ancor prima dell’inizio del festival è stata la richiesta dell’Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi che ha chiesto di rendere pubblico il compenso percepito da Benigni. A tal proposito è intervenuto il conduttore del noto programma Report Sigfrido Ranucci: “Molto toccante il monologo di Roberto Benigni al Festival di Sanremo sui 75 anni della nostra Costituzione. Il maestro Benigni ha sottolineato come il suo articolo preferito sia l’articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure’. Sono certo che per coerenza il maestro nei prossimi giorni ritirerà la querela che nel 2017 ha presentato nei confronti del sottoscritto, del collega Giorgio Mottola, della Rai e di Report”.

Nel 2017 la moglie dell’attore Nicoletta Braschi ha presentato una denuncia contro la trasmissione di Rai 3 in seguito alla messa in onda di un’inchiesta sui finanziamenti pubblici allo spettacolo che vedeva coinvolti proprio Benigni e Braschi.

In seguito alla notizia di querela da parte del regista e attore, Ranucci aveva precisato: “Non abbiamo mai detto che Benigni ha usufruito di finanziamenti pubblici per ristrutturare gli studi di Papigno. I 10 milioni di fondi pubblici, citati dal sindaco di Terni, sono serviti per bonificare e sistemare il contesto intorno all’operazione”. “ha dato conto del fatto che Cinecittà Studios ha di fatto ‘rilevato’ i 5 milioni investiti da Benigni nella società, pur pagandone solo 3,9 milioni, come ha precisato una nota del legale di Benigni che abbiamo letto. Abbiamo poi sostenuto che quel debito rischiamo di pagarlo noi, se dovesse andare in porto la trattativa per riportare Cinecittà sotto l’egida dello Stato” aveva concluso.

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