Maurizio Gasparri si è dimesso dalla sua società di cybersicurezza dopo che Report aveva fatto un'inchiesta sulla vicenda.
Dopo mesi di polemiche e pressioni mediatiche, il senatore Gasparri ha annunciato la sua decisione di dimettersi dalla presidenza non operativa di Cyberealm, società di sicurezza informatica. La notizia giunge in seguito alle critiche mosse da Report lo scorso novembre, quando è emerso che Gasparri presiedeva la società senza averlo mai dichiarato agli uffici di Palazzo Madama, violando così il regolamento che impone la comunicazione di eventuali incarichi aggiuntivi dopo l’elezione parlamentare. Le dimissioni di Gasparri arrivano dopo un’istruttoria condotta dalla giunta per le immunità della Camera Alta, la quale ha dichiarato che l’incarico del senatore in Cyberealm è compatibile con il suo ruolo parlamentare poiché la società non intrattiene rapporti con la pubblica amministrazione.
L'annuncio di Report
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La notizia delle dimissioni è stata diffusa anche da Report, che ha commentato: “Le dimissioni confermano che Report aveva ragione. Alla fine anche Gasparri si è dovuto arrendere all’evidenza dei fatti”. Il programma televisivo ha criticato la giunta per le immunità della Camera Alta per aver preso decisioni “per ragioni politiche, senza compiere alcuna istruttoria”, e ha accusato il presidente La Russa di non aver avviato alcun procedimento disciplinare.
Il Movimento 5 Stelle ha espresso soddisfazione per le dimissioni di Gasparri, affermando che la vicenda ha offeso le istituzioni e rilevando con ironia che “finalmente, con anni di ritardo, ha capito anche lui quanto fosse incompatibile quel ruolo con quello di senatore”. Gasparri ha commentato le sue dimissioni da Bucarest, dove si trovava per partecipare al congresso del Partito Popolare Europeo (PPE), sottolineando che la sua è stata una scelta libera e che le dimissioni sono giunte dopo che la giunta del Senato ha confermato la compatibilità del suo incarico con il ruolo parlamentare. Ha inoltre criticato Report e il Movimento 5 Stelle, promettendo azioni legali contro coloro che diffondono “menzogne” e dichiarandosi in attesa dell’esito dei giudizi contro alcuni programmi Rai, giornali e individui.