Sul Fatto Quotidiano di oggi c’è un’ottima analisi approfondita di quanto successo in Emilia-Romagna nelle scorse settimane. La Regione governata da Bonaccini è stata messa in ginocchio da un’alluvione senza precedenti. Ci si chiede cosa abbia intenzione di mettere in campo il governo Meloni per prevenire queste catastrofi. Si scopre che in realtà il governo sembra incapace di gestire nel migliore dei modi eventi così gravi. Non solo, perché ci si aspetterebbe molto di più dall’esecutivo dopo un periodo del genere. Invece, tutto sembra fermo. Ma leggiamo cosa scrive il Fatto sulla questione.
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“Nell’ultimo decennio la crisi climatica e gli eventi meteo estremi hanno provocato nel mondo in media 21,5 milioni di nuovi sfollati all’anno, più del doppio di quelli causati da conflitti e violenze. Ma chi pensava che gli sfollati ambientali fossero un fenomeno solo dei paesi più poveri del mondo si sbagliava. La recente alluvione in Emilia-Romagna, le case invase da acqua e fango, le palestre attrezzate come dormitori, le abitazioni evacuate dovrebbero avere aperto gli occhi a chi ancora si ostina a negare l’evidenza. La campana del cambiamento climatico ha suonato forte anche qua” scrive Silvia Zamboni di Europa Verde.
“Nessuna sorpresa per chi aveva letto il Rapporto di ISPRA sul dissesto idrogeologico relativo al 2021: l’Emilia-Romagna è classificata come la regione maggiormente a rischio alluvioni dopo la Calabria. La superficie ad alto rischio di pericolosità idraulica è pari all’11,6% della superficie totale. Le aree esposte a rischio idraulico di media e bassa entità ammontano rispettivamente al 45,6% e al 47,3%.
All’alta vulnerabilità idrogeologica si è aggiunto l’intensificarsi dei fenomeni meteo estremi. Ne parla il report di CittàClima – l’Osservatorio nazionale di Legambiente Onlus, che monitora l’impatto dei cambiamenti climatici con particolare riguardo per le aree urbane. Emerge che nel 2022 sono stati 18 gli eventi che hanno colpito l’Emilia-Romagna, il numero più alto finora, in un trend in costante crescita.
L'immobilismo del governo Meloni in Emilia-Romagna
Ma è tutta l’Italia a essere esposta all’accelerazione dell’emergenza climatica: con 310 fenomeni meteo estremi che hanno provocato danni da nord a sud del Paese, il 2022 ha segnato un +55% rispetto all’anno precedente. E a giudicare dai primi mesi appena trascorsi, anche il 2023 non pare voler essere da meno.
In un contesto così stabilmente a rischio, ci si aspetterebbe che l’Italia si sia già dotata di un Piano nazionale di Adattamento al Cambiamento climatico, operativo e finanziato. Non è così. Tra i 24 Paesi europei che hanno adottato un piano nazionale o settoriale di adattamento al global climate change spicca l’assenza del nostro Paese. Che tuttavia, stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 rielaborati da Legambiente, ha speso 13,3 miliardi di euro per affrontare le emergenze meteoclimatiche. Il rapporto è di 1 a 4 tra risorse investite in prevenzione e risorse investite per riparare i danni.
Anche per l’alluvione in Emilia-Romagna si prospettano danni per svariati miliardi di euro. Mentre l’Italia continua a rincorrere le emergenze senza darsi una strategia chiara di prevenzione, supportata da risorse adeguate. E senza porre fine a pratiche pericolose. Il consumo di suolo, i mini e maxi condoni edilizi, la mancata cura e manutenzione degli habitat naturali, la compressione degli alvei fluviali e l’emissione dei gas climalteranti all’origine del riscaldamento globale” si legge.
E il governo che fa? Dà la colpa agli ambientalisti?