Gratteri Devasta il Governo sulla Giustizia: “Abolire tutte le Riforme dalla Cartabia in poi” – VIDEO

Il Procuratore Capo di Napoli critica duramente le politiche attuali in materia di giustizia e lotta alla mafia

Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, ha lanciato un attacco frontale contro le riforme della giustizia portate avanti negli ultimi anni, chiedendo un drastico cambio di rotta per contrastare efficacemente la criminalità organizzata. Le sue dichiarazioni, rilasciate durante un’intervista a Tagadà su La7, sottolineano il disaccordo con le misure introdotte da Marta Cartabia e proseguite sotto l’attuale gestione del ministro Carlo Nordio.

Un quadro allarmante: 821 reti criminali in Europa
Nel suo ultimo libro, Una cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere, scritto con Antonio Nicaso, Gratteri traccia un quadro preoccupante sulla diffusione della criminalità organizzata in Europa: 821 reti criminali attive con 25mila affiliati. Questi dati, ha spiegato il magistrato, evidenziano l’inadeguatezza delle politiche di giustizia adottate finora per contrastare un fenomeno in crescita costante.

“Per combattere le mafie bisogna abolire tutte le riforme dalla Cartabia in poi”, ha dichiarato Gratteri. Secondo il magistrato, le modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario hanno reso il sistema giudiziario più vulnerabile e meno efficace nella lotta alla criminalità organizzata. “Bisogna fare in modo che delinquere non sia conveniente”, ha aggiunto, sottolineando la necessità di un approccio basato sull’impatto economico piuttosto che su valutazioni morali o etiche.

Rapporto con il ministro Nordio: “Simpatia personale, ma disaccordo totale”
Durante l’intervista, Gratteri ha parlato del suo rapporto con Carlo Nordio, attuale ministro della Giustizia. “L’ho incontrato due volte. Una volta l’ho invitato a inaugurare la procura di Catanzaro, che è la più bella d’Italia. In quell’occasione mi ha detto: ‘Ma come hai fatto? Io a Venezia nemmeno un chiodo sono riuscito a mettere’. Abbiamo riso insieme, e poi Nordio ci ha fatto una splendida lezione su Napoleone e Churchill. È un grande esperto di storia.”

Tuttavia, Gratteri ha espresso un netto disaccordo con l’operato di Nordio come ministro. “Non condivido nulla delle riforme che sta portando avanti. Nemmeno una virgola”, ha dichiarato. La critica riguarda, in particolare, le misure volte a limitare l’uso delle intercettazioni e a modificare l’accesso alla custodia cautelare, che secondo Gratteri indeboliscono la capacità dello Stato di colpire le organizzazioni mafiose.

Il nodo delle intercettazioni: una battaglia cruciale
Le intercettazioni rappresentano uno degli strumenti più efficaci nella lotta contro le mafie, ma le recenti proposte di restringerne l’uso hanno suscitato polemiche tra magistrati e politici. Secondo il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, i costi delle intercettazioni sono coperti dai sequestri effettuati nell’ambito delle indagini. “Solo con un’indagine qui a Roma sono stati recuperati 260 milioni di euro”, ha sottolineato Lo Voi, a dimostrazione dell’efficacia di questo strumento investigativo.

Anche Raffaele Cantone, procuratore capo di Perugia, ha espresso preoccupazione per l’impatto di una “stretta” sull’uso delle intercettazioni nei casi di violenza domestica e di genere, definiti dal Codice Rosso. “Se non possiamo monitorare i violenti, rischiamo di perdere il controllo su situazioni che mettono in pericolo la vita delle persone”, ha avvertito.

Leggi anche

Gratteri e la visione economica della giustizia
Gratteri ha insistito sulla necessità di riforme che rendano la criminalità non redditizia. “Le mafie non sono organizzazioni romantiche, ma aziende criminali. Se colpiamo i loro patrimoni, se rendiamo più rigidi i regimi di detenzione e più efficaci i processi, allora possiamo invertire la tendenza”, ha spiegato. Questo approccio si scontra, però, con l’attuale linea del governo, accusato di favorire un clima di lassismo nei confronti della criminalità organizzata.

Il paradosso delle riforme: un favore alle mafie?
Secondo il magistrato Nino Di Matteo, le riforme di Cartabia e Nordio sembrano realizzare intenzioni vicine a quelle di alcuni personaggi storici controversi come Licio Gelli. “Sembrano andare nella direzione di indebolire lo Stato e rafforzare i poteri occulti”, ha dichiarato Di Matteo, aggiungendo che certe misure coincidono con vecchi piani di destabilizzazione politica.

Saverio Lodato, giornalista e scrittore, ha rincarato la dose, definendo la lotta alla mafia “tornata all’età della pietra”. Ha inoltre accusato il governo Meloni di ignorare sistematicamente il problema, con la premier che non nomina mai la mafia nei suoi discorsi.

Le parole di Gratteri rappresentano un monito per il governo e per l’intera classe politica. La lotta alla criminalità organizzata richiede un impegno continuo e riforme strutturali che rendano più efficace il sistema giudiziario. Abolire le riforme giudicate dannose e investire in strumenti investigativi come le intercettazioni non sono solo richieste dei magistrati, ma un passo necessario per proteggere lo Stato e i cittadini da un nemico sempre più sofisticato e radicato.

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Articoli più letti

Voce dei Cittadini