Oggi il Fatto Quotidiano lancia l’allarme a proposito di Nicola Gratteri, procuratore dal 2016 presso il tribunale di Catanzaro. Secondo il giornale di Travaglio, infatti, si starebbe facendo modo e maniera per negare a Gratteri la “promozione” a procuratore di Napoli. Leggiamo cosa scrive il Fatto: “L’appoggio delle correnti è indispensabile, lo sapevo da prima, ma ho fatto la scelta di non iscrivermi. Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm. Questo ha inciso molto”. Così, nel maggio del 2022, Nicola Gratteri commentava a Otto e mezzo la scelta del Consiglio superiore della magistratura di negargli la nomina a procuratore nazionale Antimafia, preferendogli Giovanni Melillo, già capo di gabinetto del Guardasigilli Andrea Orlando ed esponente della sinistra giudiziaria di Area.
Vogliono far fuori Gratteri da procuratore di Napoli?
Ora la trama sta per ripetersi: le correnti si sono alleate per evitare che il pm anti-‘ndrangheta diventi il nuovo procuratore capo di Napoli, nonostante sia in assoluto il candidato più titolato. L’accordo è stato sigillato mercoledì in occasione della scelta del procuratore di Firenze: i voti dei centristi di Unità per la Costituzione (Unicost), in bilico fino all’ultimo, sono andati a Ettore Squillace Greco, il candidato progressista. In cambio, Area ha garantito il proprio contributo per mandare sotto il Vesuvio un magistrato di Unicost: Giuseppe “Gimmi” Amato, che guida la Procura di Bologna ed è il principale sfidante di Gratteri, o Rosa Volpe, per otto anni procuratrice aggiunta e fino a ieri reggente dell’ufficio partenopeo. Così il pm sotto scorta rischia di vedere ancora frustrata – per la seconda volta in pochi mesi – la sua ambizione di chiudere la carriera guidando un ufficio inquirente di primo piano. E se così fosse, quando a maggio 2024 scadrà il suo mandato da procuratore capo di Catanzaro, dovrà tornare a fare il sostituto “semplice“, senza nemmeno potersi occupare di mafia: “È come un ingegnere o un architetto che si mette a fare il manovale“, aveva detto in un’intervista al giornale online LaCNews24.
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Ma facciamo un passo indietro. Quello di Napoli è l’ufficio inquirente più grande d’Europa, con 112 pubblici ministeri in pianta organica e 99 in servizio, competente su un territorio di quasi un milione e mezzo di abitanti. Ma è senza capo da oltre un anno, da quando Melillo ha traslocato all’Antimafia: il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli ha promesso la nomina del successore “entro l’estate”. Gli aspiranti sono cinque: oltre a Gratteri, Amato e Volpe corrono il procuratore di Potenza Francesco Curcio e quello di Benevento Aldo Policastro. Il 30 maggio la Quinta Commissione ha ascoltato tutti i candidati e la dottoressa Volpe – a quanto pare – è stata particolarmente convincente, tanto da far sfiorare un compromesso all’unanimità sul suo nome, nel segno della continuità con la gestione Melillo. Il piano però è saltato per l’opposizione di Daniela Bianchini, consigliera laica in quota Fratelli d’Italia, che è rimasta irremovibile su Gratteri. Il risultato è che giovedì dalla Commissione sono usciti tre nomi diversi. Per Gratteri hanno votato in quattro: Bianchini, Maria Luisa Mazzola di Magistratura indipendente (la corrente conservatrice), il laico renziano Ernesto Carbone e Andrea Mirenda, unico togato eletto senza l’appoggio dei gruppi. Amato invece ha avuto l’appoggio Roberto D’Auria di Unicost, mentre Antonello Cosentino di Area ha scelto Rosa Volpe.
Il procuratore di Catanzaro quindi parte in netto vantaggio. A decidere però sarà il plenum, l’organo al completo, che dovrà esprimersi su tutte e tre le proposte entro la pausa di inizio agosto. Se nessuna raggiungerà la maggioranza assoluta (17 voti su 33), si andrà al ballottaggio tra i due più votati. A quel punto Gratteri se la vedrà contro uno tra Amato e Volpe (più probabilmente il primo) e scatterà il patto per farlo fuori: i sei voti di Area e i quattro di Unicost andranno compatti sul suo rivale, così come quelli di altri due togati progressisti, Mimma Miele e Roberto Fontana, dei laici Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (M5s) e del procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato, di Unicost, membro di diritto dell’organo. Totale 15. I consensi sicuri per il pm calabrese, invece, sono solo quattro, quelli dei laici in quota Fratelli d’Italia: il voto della Lega (Claudia Eccher) e quello di Forza Italia (Enrico Aimi) non sono affatto garantiti. E traballa pure il sostegno di Magistratura indipendente: da Napoli, infatti, alcuni sostituti di area conservatrice stanno facendo arrivare messaggi ostili alla nomina di Gratteri, considerato un capo “difficile”, capace di “far implodere” la Procura. Il pm antimafia più esposto d’Italia rischia di restare solo un’altra volta.