“I magistrati devono stare zitti?” Luca Sommi contro la riforma della giustizia. Ecco cosa ha detto in tv – IL VIDEO

Luca Sommi non è uno che le cose le manda di certo a dire. Intervenendo al programma di Rai 3 “Agorà”, il giornalista ha fatto il punto su quella che è la riforma della Giustizia del governo Meloni. Sommi si è scagliato contro il ministro Nordio, reo a suo dire di non aver apportato le giuste modifiche ad un sistema giudiziario che in Italia fa acqua da tutte le parti. Sentite cosa ha detto in diretta.

“I magistrati devono stare zitti? Nordio ha detto una cosa abominevole dicendo che i magistrati devono stare zitti sulle leggi che fa il parlamento, perché la politica negli ultimi trent’anni non ha fatto altro che mettersi in mezzo alle sentenze dei giudici. Sicuramente l’abuso d’ufficio va modificato, ma allora fai un intervento chirurgico e lo vai a modificare. Ma non così. Faccio un esempio: se domani c’è un concorso pubblico e favorire uno è un privato per questa fattispecie sarebbe corruzione.” dice Sommi in collegamento.

E su Berlusconi: “Berlusconi non c’è più, lo lascerei riposare in pace, ma esiste ancora il suo spirito, un certo tipo di cultura che è quella che lui ha profuso negli anni della sua attività politica contro la magistratura, cioè questo braccio di ferro tra Silvio Berlusconi e i magistrati. Gli organi dello Stato hanno una separazione dei poteri e non possono scambiarsi i ruoli. Certo che c’è bisogno di una riforma, ma andrei più a facilitare il lavoro ai giudici e magistrati, piuttosto che a complicarlo” spiega Sommi.

Intanto, lunedì 19 giugno è attesa la bollinatura del testo, per approdare domani alla Camera. La settimana prossima la discussione entrerà nel vivo, con le opposizioni che hanno già annunciato battaglia. Intervenendo sul diritto penale, il disegno di legge cancella il reato di abuso d’ufficio, fornisce più garanzie all’indagato in caso di custodia cautelare, fornisce una stretta sulle intercettazioni e il loro utilizzo da parte dei media e reintroduce, seppure per i reati meno gravi, l’inappellabilità del Pm andando a ripescare il principio fissato dalla cosiddetta “legge Pecorella”.

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