Oggi Andrea Scanzi fa il punto su quelli che sono i parenti e amici piazzati da Giorgia Meloni tra governo e partito di Fratelli d’Italia. Sentite cosa ha rivelato Scanzi nel suo ultimo video: “La Meloni si sta divertendo a piazzare nei luoghi del potere, ma anche al governo, punti nevralgici di questo Paese, parenti e amici diversi. Non sarebbe necessariamente una cosa sgradevole, un errore, qualcosa di discutibile, se io fossi fratello di Einstein o avessi come cognato Churchill cercherei di aiutarli in ogni modo, ma non mi sembra il caso di Giorgia Meloni. Sta facendo fare carriera ai cognati, sta facendo fare carriera ad Arianna Meloni, la sorella, cui di fatto ha affidato il partito. Il motivo? È terrorizzata, come raccontava anche Il Fatto Quotidiano, all’idea che il suo partito Fratelli d’Italia venga funestato, snaturato e di fatto distrutto dalle correnti.
Ripeto, è umano volere particolarmente bene ad amici e parenti, è umano cercare di far sì che il partito non esploda, come successo alle precedenti forze politiche di cui ha fatto parte la Meloni. Non è accettabile che l’unica regola sia che devi piacere a Giorgia. Vi leggo questo riassunto di Marco Travaglio su alcuni dei parenti a Palazzo Chigi: il compagno Giambruno, la sorella Arianna, il cognato Lollobrigida all’Agricoltura, l’ex cognato Marcello De Angelis, il cognato di uno dei condannati per la strage di Bologna, la migliore amica di Giorgia al ministero dello sport… Insomma, ce n’è per tutti” spiega Scanzi nel suo video.
Prepararsi a un autunno molto caldo e blindare il partito per metterlo a riparo dalle correnti interne. Sono queste le due direttrici che hanno spinto Giorgia Meloni a riorganizzare Fratelli d’Italia, assegnando la segreteria politica alla sorella Arianna Meloni (nella foto con Donzelli) e l’incarico di coordinare la comunicazione tra Palazzo Chigi e Fratelli d’Italia a Giovanbattista Fazzolari, ma che stanno agitando l’ala dei cosiddetti ‘Gabbiani’ a cui fa capo Fabio Rampelli. Una dimostrazione di forza, ammesso ce ne fosse ancora bisogno, con la quale Giorgia intende riaffermare che il partito – sempre più a conduzione familiare – che ha dominato le scorse elezioni è una sua creatura e che nessuno potrà portarglielo via.
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Quel che è certo è che in Fratelli d’Italia la calma apparente, sotto la quale si nasconde un malumore strisciante deflagrato già in occasione della mancata candidatura nel Lazio di Fabio Rampelli, è ormai un lontano ricordo e non si può più nascondere la testa sotto la sabbia raccontando di un partito solido come il marmo. Questo perché la corrente dei Gabbiani – ma non solo quella – ieri ha fatto la sua contromossa annunciando la richiesta di un congresso nazionale in cui dibattere del futuro di FdI.
A chiederla ufficialmente è stato Massimo Milani, il deputato fedele a Rampelli che fu sostituito, a poche settimane dal voto alle Regionali del Lazio, alla guida della federazione romana di FdI proprio da Meloni, che a Repubblica ha affermato parole chiare: “Non guido io il partito, quindi chi ha la maggiore responsabilità fa le sue scelte. Arianna sta esercitando quel ruolo da mesi, perciò vivaddio la nomina. Io mi limito a indicare la strada di costruzione e miglioramento del partito”.
Quale sia questa via lo spiega lo stesso: “Di congresso se ne parla da tempo anche al nostro interno, ma sembra sparito dall’orizzonte. Eppure servirebbe avere un maggiore slancio anche in vista delle Europee. Vanno ricomprese le diverse esperienze che sono entrate in FdI: penso a Giulio Tremonti o Raffaele Fitto che ha una tradizione centrista. FdI raccoglie oggi dalla scuola liberista a quella cattolica alla destra sociale. Non accomodiamoci sugli allori. Veniamo visti come i figli dei figli di Msi, ma è vero solo in parte. Abbiamo avuto in questi anni una grande capacità di aggregazione. Ricordo che l’ultimo congresso l’abbiamo fatto nel 2017”.