Il duro colpo della Corte europea a Meloni e Giorgetti. Ecco quanto dovranno pagare gli italiani

Non è un periodo facile quello che sta attraversando il governo italiano. È arrivata, infatti, un’altra stangata per il centrodestra: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha inflitto un duro colpo al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che riguarda i debiti della Pubblica Amministrazione. Stando a quanto stabilito dalla Corte di Strasburgo, l’esecutivo di Roma deve pagare le fatture degli enti italiani.

La notizia è stata annunciata a soli pochi gironi dall’approvazione del Def, elaborato proprio dal Governo Meloni e in particolare dal ministro Giorgetti. In seguito della decisione della Corte Ue, il Mef ha dovuto cominciare a risarcire i danni morali ad alcune imprese calabresi che vantano crediti nei confronti di Province, Comuni in dissesto, Aziende sanitarie locali e società controllate dagli stessi enti pubblici, dando esecuzione a una sentenza emanata nei mesi scorsi.

Qualora il Governo italiano non dovesse non pagare, la documentazione verrà inviata al comitato dei ministri presso il Consiglio d’Europa, ovvero l’organismo internazionale che monitora l’esecuzione di quanto stabilita dalla Corte di Strasburgo.

In teoria, tutte le pubbliche amministrazioni devono pagare le proprie fatture entro 30 giorni dalla data del ricevimento, ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale che rispondono al termine massimo di 60 giorni. È quanto previsto da una direttiva europea alla quale l’Italia non ha dato seguito per anni. Già nel 2020, il Belpaese è stato condannato dalla Corte di Giustizia europea per i ritardi sulla base di dati aggiornati all’aprile 2017.

Tra pochi giorni, quindi, l’esecutivo dovrà farci sapere quali strategie intende mettere in campo per liquidare crediti che ammontano a circa 3 milioni di euro. E che potrebbero addirittura aumentare. Nei prossimi mesi, infatti, la Corte europea dei diritti dell’uomo si pronuncerà su altre decine di ricorsi presentati da Crotone e da svariate imprese con base in Calabria, Campania e Sicilia.

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