In un'intervista al Corriere della Sera, il presidente albanese Rama ha definito "schifosa" la puntata di Report sull'accordo Italia-Albania.
Il Presidente albanese Edi Rama continua la sua battaglia contro le accuse mosse dal programma televisivo Report, indirizzando questa volta una lettera al conduttore Sigfrido Ranucci e postandola sul suo profilo social. Nella lettera, Rama accusa il programma di aver “calpestato la verità” con un servizio “schifoso” e si concentra sull’inchiesta che ha svelato dettagli sull’intesa tra Roma e Tirana riguardo ai migranti. L’inchiesta di Report ha puntato il dito contro figure chiave dell’accordo, tra cui il segretario della presidenza del consiglio albanese, Engjell Agaci, che in passato ha difeso narcotrafficanti albanesi in Italia. Inoltre, è emerso che la famiglia di Rama, in particolare il fratello del premier, ha avuto un ruolo significativo nell’accordo.
L'attacco di Rama a Ranucci
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Rama ha difeso la sua posizione, sostenendo che Report ha il diritto di criticare il governo albanese, ma non ha il diritto di “infangare con calunnie” il suo paese e la sua gente. Ha confermato di aver chiamato il dirigente della Rai per esprimere il suo dissenso, definendo la chiamata “civilissima” e presentandosi come “parte lesa”. Nella sua lettera, Rama contesta anche il fatto che Ranucci abbia suggerito di contattarlo direttamente anziché intervenire attraverso la televisione albanese. Rama ha scelto di comunicare tramite i social media perché, afferma, “non ha il coraggio di comunicare con lei senza testimoni”, data la recente serie di “distorsioni”.
Riguardo alle accuse riguardanti suo fratello e la mancata risposta del segretario generale del Consiglio dei ministri, Rama si dichiara pronto a partecipare alla prossima puntata di Report, ma solo a condizione che il suo intervento sia in diretta. Egli esprime preoccupazione che, se registrato, il suo intervento possa essere manipolato o censurato. Infine, Rama conclude la sua lettera affermando di aspettarsi una telefonata da Ranucci per concordare un confronto pubblico, in diretta e senza filtri, sperando di concludere con un abbraccio virtuale e sottolineando l’importanza del valore della libertà d’informazione.