Sui dati record dei migranti sbarcati sulle coste italiane se ne sta parlando parecchio in questi ultimi giorni. Anche il direttore della versione online del Fatto Quotidiano Peter Gomez ha deciso di dire la sua su questo problema d’attualità. “Ricordate quando in campagna elettorale Meloni diceva cose tipo ‘l’immigrazione è totalmente fuori controllo, la situazione sta sfuggendo di mano al governo, siamo pronti a gestire dignitosamente il fenomeno dell’immigrazione illegale’, oppure ‘è intollerabile che grazie all’incapacità del nostro ministro degli interni Luciana Lamorgese (detta Caronte) continuano a sbarcare sulle nostre cose migliaia di migranti clandestini, quando noi ci dobbiamo occupare di profughi veri’.
All’epoca aggiunse: ‘Io rimango ferma sulla mia posizione: blocco navale al largo delle coste libiche’. Eppure – spiega Gomez – nei primi sei mesi di quest’anno sono arrivati sulle nostre coste tanti migranti quanti ne arrivarono nel 2016 con quel governo Renzi che coincise con l’arrivo in Italia di quasi 190.000 persone. Ma perché ne arrivano così tanti? Giorgia Meloni si è resa conto che le soluzioni che proponeva erano inpraticabili: non era possibile in tempi brevi fare degli accordi con gli Stati del Nord Africa. La realtà è semplice e le migrazioni sono fenomeni epocali che vanno sì controllati e regolati, ma per farlo sono necessari anni” conclude Gomez nel suo video.
Intanto si viene a sapere che Matteo Salvini resterà fuori dalla cabina di regia sull’immigrazione che si riunirà a Palazzo Chigi ogni settimana, sotto la direzione del sottosegretario Alfredo Mantovano. Il leader della Lega non avrà più voce in capitolo su un tema, quello della gestione dei flussi dei richiedenti asilo, che è da sempre il suo argomento preferito. La scelta di Giorgia Meloni di convocare in seduta permanente il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr) e di affidargli il ruolo di coordinamento “tra i ministri e i soggetti istituzionali coinvolti” formalmente esclude il dicastero delle Infrastrutture, per statuto non previsto nella compagine del Comitato.
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«Troppi poteri nelle mani di Alfredo Mantovano». Ufficialmente nessuno lo ammette, anzi solo a parlarne fioccano le smentite. E però nella Lega i mal di pancia per il ruolo sempre più determinante che il sottosegretario alla presidenza del consiglio va assumendo nel governo, anche in virtù dei buoni rapporti con il Quirinale – aumentano di giorno in giorno.
L’ultimo dispiacere, per i leghisti, è arrivato con il consiglio dei ministri di lunedì scorso con la premier che ha affidato proprio al sottosegretario il compito di coordinare il lavoro dei ministri più direttamente interessati al dossier immigrazione (in particolare Interno, Esteri, Difesa e Giustizia) attraverso il Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica presieduto da Giorgia Meloni. Chiaro il messaggio che in questo modo la premier ha voluto lanciare agli alleati: su questo tema così delicato, sul quale il governo si gioca una buona dose di credibilità, il lavoro deve essere collegiale: si vince o si perde assieme, nessuna fuga in avanti da parte di chi è invece ansioso di piantare bandierine a fini elettorali. Al punto che al termine del consiglio è stato proprio il sottosegretario, più che il titolare del Viminale, a giustificare in conferenza stampa l’impennata degli sbarchi (+103% rispetto al 2022) illustrando le strategie per provare a contenere gli arrivi sulle coste italiane.
Un affronto per uno come Matteo Salvini che si sente titolare della lotta all’immigrazione «clandestina». E infatti ieri è circolata la voce che il ministro e vicepremier leghista non avrebbe mai partecipato alle riunioni settimanali del Cisr. Voci che fonti della Lega si sono affrettate a smentire assicurando che Salvini «a ogni riunione sarà presente, come sempre successo». Aggiungendo poi che «gli uffici del Mit non si occupano di immigrazione come è normale e come è sempre stato» (cosa vera solo in parte visto che la Guardia costiera dipende proprio dal ministero guidato dal leghista).