Si continua a parlare di Reddito di Cittadinanza. Come sapete, con l’arrivo del governo Meloni è stato inflitto un duro colpo ai poveri del nostro Paese e a tutte le persone che non hanno reddito e faticano ad arrivare a fine mese. Di questo argomento se n’è parlato anche in televisione ed in particolare a La’aria che tira estate, dove c’era ospite anche la sociologa Chiara Saraceno. Sentite cosa ha detto: “Quello che mi colpisce, al di là de fatto che non condivido la nuova politica del governo Meloni, è che invece di correggere gli errori del reddito di cittadinanza viene ributtato sugli ex percettori la responsabilità di trovarsi loro una soluzione. Non è che in questi 6 mesi che sono passati si siano attivati corsi di formazione o si sia messo mano al funzionamento dei centri per l’impiego. Non si è migliorato nulla rispetto ai difetti del reddito di cittadinanza e il rischio è che si peggiori ulteriormente la situazione” ha detto l’ex presidente del Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, commentando la situazione di un ex percettore siciliano 58enne che ancora non ha ricevuto alcuna proposta di lavoro.
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Saraceno aggiunge: “Nel Mezzogiorno l’effetto della cancellazione del reddito di cittadinanza per gli occupabili genererà molto probabilmente una condanna alla miseria piuttosto che un esodo dal Sud verso il Nord. Una persona di 58 anni anche al Nord, a meno che non abbia altissime qualifiche, difficilmente troverebbe un lavoro che gli consenta di sostenere il costo della vita, non dico a Milano, dove è impossibile anche per molti redditi formalmente adeguati, ma in città come Torino, Venezia o Trieste”.
E ancora: “Non ci dobbiamo stupire che dopo 2 anni molti occupabili non vengano chiamati, perché ce lo dicono i dati ufficiali. Secondo una ricerca dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, ndr) pubblicata qualche mese fa, trascorrono in media 18 mesi prima che i percettori di reddito vengano chiamati dai centri per l’impiego o dai servizi sociali, sicuramente con differenze a livello regionale. Sono comunque dati enormi“.
La sociologa boccia infine la social card varata dal governo Meloni: “Dal bonus sono esclusi quei nuclei familiari composti da un solo genitore con un unico figlio, così come come non ha diritto il minorenne che vive in una famiglia che percepisce la Naspi o il reddito di cittadinanza ma è che è molto al di sotto dei 15mila euro di Isee – conclude – Capisco che le risorse stanziate sono insufficienti per coprire l’intera platea, ma se il governo dice che ha scelto di tutelare le famiglie con figli, allora le tuteli tutte. Cioè, si parta dai minorenni in stato di bisogno e li si copra tutti, perché questo meccanismo discrimina i più poveri tra i minori”.