Si torna a parlare di Emilia-Romagna ed in particolare della situazione che stanno vivendo i cittadini dopo la drammatica alluvione che li ha colpiti. Oggi i tecnici della struttura commissariale per la ricostruzione in Emilia-Romagna incontreranno gli amministratori locali e le autorità regionali per fare un punto della situazione sui primi interventi. Ma il commissario Francesco Paolo Figliuolo non ci sarà. Il generale, nominato dal governo a fine giugno, arriverà in Romagna solo a fine mese, il 31 agosto.
Ma sentiamo cosa dicono i cittadini: “Purtroppo a 3 mesi dall’alluvione la Strada provinciale 33 è ancora chiusa”, è diventato virale in poche ore sui social il video appello (lo trovate in fondo all’articolo) di alcuni residenti e commercianti di Fontanelice, in provincia di Bologna, in Emilia-Romagna che, dopo circa 3 mesi dalla disastrosa alluvione che ha devastato la regione, chiedono un intervento immediato delle autorità per ripristinare la strada che collega la provincia di Bologna e quella di Ravenna.
“Non possiamo restare fermi – dicono – siamo solo una piccola parte delle persone che vivono e lavorano su questa importante arteria, vi chiediamo di darci una mano e un aiuto concreto affinché questa strada venga ripristinata o almeno che ci venga dato il permesso di pulirla per poterla riaprire”.
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Le autorità locali, in stretto contatto con la struttura commissariale presieduta dal Generale Francesco Paolo Figliuolo, hanno fatto sapere che si sta facendo il possibile per riaprire la Sp33 quanto prima.
Salvini tra l’altro aveva detto: “Coordinerò la prima riunione della cabina di regia sull’ emergenza idrica. Non è possibile che si passi da una settimana all’altra dall’emergenza siccità all’emergenza alluvione come accade in Emilia Romagna – aveva aggiunto -. Vuol dire che l’acqua quando cade va trattenuta, vuol dire che ci sono dighe ferme da troppi decenni per colpa dei ‘signori del no'”. Da quel giorno, però, nulla di fatto.
In Emilia-Romagna, fa sapere Open, gli amministratori locali hanno speso soltanto 60 milioni dei 4,5 miliardi messi a disposizione dal governo per i territori alluvionati. La cifre finali, scrive il Fatto Quotidiano, si ottengono sommando le voci di spesa relative al primo decreto approvato dal Cdm il 23 maggio e pubblicato in Gazzetta il primo giugno, dopo un passaggio al Tesoro che aveva ridotto l’importo a 1,6 miliardi rispetto ai 2,2 annunciati. Nel suddetto decreto, volto a rispondere alle emergenze del territorio, le voci più significative riguardavano gli ammortizzatori sociali (620 milioni per la cassa integrazione e 300 per mettere in sicurezza i lavoratori) e un fondo per le imprese con alti livelli di export (altri 300 milioni). Troppi soldi per quei capitoli di spesa e infatti oggi, scrive il quotidiano, si scopre che ne stati spesi solo il 5% (60 milioni): 30 milioni per la cassa integrazione, 18 milioni per gli autonomi, 11 milioni per l’export delle imprese.
Ma il miliardo rimanente – teoricamente stanziato per il dopo-alluvione – non può essere utilizzato in altri modi, nonostante il 31 agosto gli amministratori locali – che incontreranno il commissario straordinario alla Ricostruzione dell’Emilia-Romagna, Francesco Paolo Figliuolo – chiederanno di utilizzarlo per altre voci di spesa. Difficile, però, che il Tesoro acconsenta. Ma non solo: nello stanziamento di 4,5 miliardi, oggetto di botta e risposta tra la premier Giorgia Meloni e il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, l’esecutivo somma gli 1,6 miliardi del primo decreto coi circa 2,7 miliardi del secondo. Ma i primi non sono destinati alla ricostruzione e i secondi sono, invece, spalmati su 3 anni (800 milioni quest’anno, 750 l’anno prossimo e 850 nel 2025) e destinati solo alla ricostruzione pubblica.