In queste ultime ore, la tensione e la preoccupazione tra numerosi cittadini italiani bloccati nell’aeroporto di Tel Aviv sono salite alle stelle. Attendono ansiosamente l’opportunità di rientrare in Italia tramite voli che tardano ad arrivare. Tra coloro che lanciano appelli disperati, spicca un gruppo di pugliesi provenienti dal Salento, che si chiedono con amarezza perché altri Paesi, come la Polonia, stiano rimpatriando con successo i propri connazionali, mentre sembra che l’Italia stia facendo fronte a maggiori difficoltà.
Alcuni di loro sono attualmente rifugiati nell’aeroporto di Tel Aviv e stanno lanciando appelli disperati per cercare di tornare a casa il prima possibile. Altri, invece, stanno considerando l’opzione di un volo dalla Giordania per sfuggire alla crescente instabilità. Nel frattempo, continuano ad arrivare a Malpensa e Fiumicino i pochi fortunati che sono riusciti a tornare in Italia. Le loro testimonianze sono cariche di panico e tensione, seguite a pochi giorni di distanza dall’incubo vissuto sotto il bombardamento di missili da parte di Hamas.
In risposta a questa situazione critica, diverse compagnie aeree avevano momentaneamente cancellato i collegamenti con Israele. Tuttavia, con l’aeroporto Ben Gurion che rimane aperto, stanno attivamente cercando di riprogrammare le rotte verso questo scalo vitale. Sul fronte dei social media, si registrano appelli disperati da parte di coloro che si trovavano accerchiati nei sotterranei dell’aeroporto durante un attacco missilistico, insieme a molti altri individui spaventati. “Siamo terrorizzati”, ha scritto su ‘X’ Pia Di Benedetto, condividendo un video che mostrava famiglie e turisti in piedi, verosimilmente in attesa da ore.
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L’ambasciata italiana in Israele ha annunciato l’attivazione di un punto di assistenza dedicato ai connazionali in partenza dall’aeroporto Ben Gurion. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto: “Siamo al lavoro per cercare di aiutare i connazionali bloccati. La loro sicurezza è la nostra priorità assoluta.”
Nel frattempo, alcune persone rimangono temporaneamente a Gerusalemme, dopo aver affittato camere d’albergo. Karem Rohana, un logopedista italo-palestinese, ha raccontato la sua esperienza: “Ero andato a trovare i miei amici e la mia famiglia ad Haifa e proprio il giorno dell’attacco, quando sarei dovuto partire, il mio volo per l’Italia è stato cancellato. Adesso sono bloccato qui in attesa di tornare a Firenze a breve, tra qualche giorno. Mi trovo nella città vecchia, dove solo un’ora fa è suonata l’ultima sirena di allarme. C’è una situazione spettrale con l’esercito armato, dove è tutto chiuso, a eccezione di piccoli mercati e alcuni turisti che ancora si aggirano per la zona.”
Un gruppo di 38 pellegrini italiani, residenti a Verona, si trova bloccato a Gerusalemme in un albergo nella zona araba. Tuttavia, hanno ricevuto la speranza di poter rientrare in Italia grazie a un volo dalla Giordania. Il loro convoglio sarà scortato via terra fino ad Amman, dove avranno la possibilità di imbarcarsi e tornare in patria. Il parroco veneto, don Mirko Dalla Torre, che accompagna i pellegrini, ha condiviso la sua esperienza: “Abbiamo sentito le sirene, visto i razzi e il fuoco di contraerea. Non è stato piacevole. Ora siamo in hotel, ma per fortuna stanno tutti bene.”
Il video e le testimonianze degli italiani intrappolati a Tel Aviv
Chi è riuscito a rientrare in Italia può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Chiara, una ragazza italiana arrivata all’aeroporto di Fiumicino da Tel Aviv, ha condiviso la sua difficile esperienza: “C’è stato sicuramente un ritardo nella reazione da parte delle autorità israeliane, perché la città si è svuotata non appena ci sono stati i primi allarmi che ci hanno mandato subito nel panico. È stato grazie alla Farnesina e all’ambasciata che ci hanno aiutato a capire dove andare e come muoverci, e dove recarci in caso di nuovi allarmi ed esplosioni. Partire dall’aeroporto non è stato poi facile. Da ieri sono stata sette ore in fila per prendere un volo che poi ho trovato su internet e l’ho subito prenotato. Dopo di che ho fatto altre quattro ore di fila davanti al check-in. Insomma, una vera e propria maratona, ma ce l’ho fatta.”
Altri viaggiatori, come un gruppo di australiani, hanno raccontato di aver visto razzi in lontananza mentre erano in partenza da Israele. Fortunatamente, sono riusciti a partire e ora pianificano un breve soggiorno a Roma prima di fare ritorno in Australia.
Infine, alcuni cittadini italiani provenienti da Como, Milano e Trento sono finalmente riusciti a rientrare a Malpensa. Giulia, una volontaria a Betlemme, ha spiegato che non ha avuto difficoltà a tornare, grazie al suo passaporto europeo. Ha descritto il caos vissuto a Tel Aviv, dove è arrivata con un taxi, e ha condiviso le sue impressioni sulle circostanze straordinarie che ha affrontato: “Sabato mattina c’era l’inferno.” In questo momento di incertezza e tensione, il desiderio di tornare a casa e la speranza di una rapida soluzione rimangono le priorità per tutti i cittadini italiani coinvolti in questa difficile situazione.