La confessione shock di Scarpinato: “Mi vogliono fare fuori da…” – IL VIDEO INEDITO SHOCK

L’intervista del senatore Roberto Scarpinato a Massimo Giletti, trasmessa nella puntata di ieri sera di Lo Stato delle Cose, ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo alle dinamiche interne alla Commissione Parlamentare Antimafia e alle difficoltà di portare avanti indagini sui retroscena delle stragi mafiose degli anni ‘90 in Italia. Scarpinato, ex magistrato e oggi senatore del Movimento 5 Stelle, ha raccontato la sua esperienza personale, denunciando una serie di pressioni e tentativi di ostacolare le sue inchieste sulle responsabilità occulte dietro gli attentati di Capaci e via D’Amelio del 1992 e quelli del 1993 a Roma, Firenze e Milano.

Le accuse di Scarpinato: una guerra contro chi cerca la verità

Secondo quanto dichiarato da Scarpinato, il vero motivo per cui si vuole escluderlo dalla Commissione Antimafia è legato alla sua determinazione a indagare oltre la superficie degli attentati mafiosi, andando a toccare interessi molto potenti e scomodi. “Io sono tra i pochi magistrati che non ha mai accettato che le stragi siano state opera esclusiva della mafia”, ha affermato il senatore. Ha infatti spiegato come lui e altri colleghi abbiano raccolto elementi che puntano verso l’esistenza di mandanti e complici esterni, appartenenti alla politica, alla massoneria e alla destra eversiva.

L’ex magistrato ha anche sottolineato come ogni tentativo di approfondire tali piste abbia incontrato ostacoli significativi. “Ogni volta che abbiamo provato a fare quelle indagini siamo entrati nell’occhio del ciclone”, ha detto, facendo riferimento a procedimenti disciplinari contro magistrati coinvolti, esclusioni dalla stessa Commissione Antimafia e difficoltà a fare carriera. Le sue parole delineano un quadro inquietante, in cui il lavoro dei magistrati che cercano di andare oltre le responsabilità mafiose viene costantemente ostacolato da pressioni istituzionali.

La relazione di Scarpinato e le reazioni nella Commissione Antimafia

Il senatore ha raccontato di come, dopo aver lasciato la magistratura e fatto ingresso in Parlamento, avesse sperato di poter proseguire con le indagini sulle connessioni oscure dietro le stragi. In questo contesto, Scarpinato ha redatto una relazione di 57 pagine, in cui ha dettagliato numerosi “buchi neri” e individuato testimoni che sarebbero dovuti essere ascoltati. Tuttavia, secondo quanto riferito, la Commissione non ha seguito le indicazioni proposte dal senatore, evitando di convocare i testimoni e, da quel momento, ha iniziato a manifestarsi un’opposizione crescente nei suoi confronti.

Le accuse lanciate dal senatore sembrano indicare l’esistenza di una sorta di resistenza interna alla Commissione, che Scarpinato attribuisce al timore di dover fare i conti con poteri forti e con verità scomode che, ancora oggi, rimangono in gran parte nascoste.

Il contesto storico delle stragi e le ipotesi sui mandanti esterni

Le stragi di Capaci e via D’Amelio, nelle quali persero la vita i magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli uomini delle loro scorte, sono rimaste tra le pagine più buie della storia italiana recente. Gli attentati del 1993, che colpirono Roma, Firenze e Milano, sono visti come una prosecuzione di quella stagione di sangue, con un’escalation di violenza mirata a colpire lo Stato e a condizionare il processo politico-istituzionale.

Negli anni, diverse ipotesi sono state avanzate riguardo alla possibilità che dietro questi eventi non vi fosse solo la mafia, ma anche altri attori, come settori deviati dei servizi segreti, frange eversive dell’estrema destra, logge massoniche e parti corrotte dell’apparato politico. La cosiddetta “trattativa Stato-mafia”, ovvero un dialogo segreto tra rappresentanti dello Stato e la mafia per porre fine alla strategia stragista in cambio di concessioni, è stata oggetto di inchieste e processi che hanno sollevato ulteriori dubbi sulle dinamiche del periodo.

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L’impatto delle dichiarazioni di Scarpinato: divisioni e polemiche

Le dichiarazioni di Scarpinato non sono passate inosservate e hanno suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, c’è chi sostiene la sua posizione, vedendola come un coraggioso tentativo di rompere l’omertà e di fare luce su episodi oscuri della storia italiana. Dall’altro, le accuse di Scarpinato hanno sollevato critiche da parte di alcuni membri della Commissione e di esponenti politici che ritengono le sue affermazioni eccessivamente generalizzanti o persino strumentali.

Il tema della trasparenza e della volontà politica di affrontare le zone d’ombra della storia recente del Paese è, ancora una volta, al centro del dibattito. Scarpinato sembra lanciare un grido d’allarme, indicando che esiste una resistenza ad approfondire determinati aspetti delle inchieste. La sua denuncia potrebbe aprire un nuovo fronte di confronto all’interno della Commissione, influenzando l’agenda delle indagini future.

Le implicazioni per il futuro delle indagini antimafia

Le affermazioni di Scarpinato sollevano interrogativi cruciali sul ruolo delle istituzioni nel garantire che tutte le piste investigative siano percorse fino in fondo, senza lasciare margini di ambiguità. Se le sue accuse di essere ostacolato sono fondate, ciò potrebbe rappresentare un pericoloso segnale di disfunzione nei meccanismi di controllo democratico e di indipendenza della magistratura.

Inoltre, la mancanza di un approfondimento sulle responsabilità esterne alla mafia rischia di perpetuare una versione parziale e incompleta degli eventi, lasciando irrisolti i dubbi sul contesto in cui si inserirono le stragi e sulle reali motivazioni dietro di esse. La determinazione di Scarpinato a proseguire le sue indagini potrebbe rivelarsi decisiva per svelare quelle verità ancora inaccessibili, ma potrebbe anche esporlo a rischi e ulteriori pressioni.

Conclusioni

L’intervista di Roberto Scarpinato a Massimo Giletti ha riacceso i riflettori su questioni che toccano la coscienza civile del Paese e la capacità delle istituzioni di fare giustizia. Le accuse di tentativi di estromissione dalla Commissione Antimafia sollevano dubbi sulla reale volontà politica di fare luce sui retroscena delle stragi. La storia italiana è segnata da episodi in cui verità scomode sono rimaste celate dietro cortine di fumo e depistaggi, e la battaglia di Scarpinato potrebbe rappresentare un importante banco di prova per la credibilità delle istituzioni nel garantire che nessuna pista venga trascurata.

Se da un lato il coraggio del senatore può spingere verso una maggiore trasparenza, dall’altro resta l’incognita delle resistenze che si troverà ad affrontare. La vicenda non è solo una questione di giustizia storica, ma di consolidamento della democrazia e di rispetto per la memoria di chi ha perso la vita lottando contro la mafia.
Il video

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