Giuseppe Conte ha riferito che oggi il governo ha dato il via libera all'approvazione definitiva del Patto di Stabilità. Ecco le conseguenze.
Dopo un iter di 17 mesi, il Consiglio europeo ha approvato il nuovo Patto di Stabilità, segnando la chiusura di un lungo periodo di negoziati tra le capitali europee e le istituzioni comunitarie. Nonostante l’approvazione del Parlamento europeo e il sostegno del governo italiano, il risultato è stato accolto con delusione da molti, i quali lo ritengono un compromesso nettamente peggiore rispetto alla proposta iniziale presentata dalla Commissione europea. L’obiettivo iniziale della Commissione era quello di semplificare le regole del Patto, eliminando i parametri più complessi e concedendo maggiore flessibilità agli Stati membri. Tuttavia, il testo finale del Patto approvato è risultato essere pieno di vincoli e “salvaguardie”, limitando lo spazio per gli investimenti proprio mentre l’UE si prepara ad affrontare una spesa stimata di 500 miliardi di euro per le transizioni verde e digitale, secondo le stime del Presidente del Consiglio Mario Draghi.
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Le conseguenze si fanno già sentire: la Banca Centrale Europea prevede ripercussioni negative sulla crescita dell’Eurozona, mentre l’Italia dovrà affrontare tagli di spesa superiori ai 10 miliardi di euro all’anno. La proposta originale della Commissione prevedeva un percorso di aggiustamento fiscale personalizzato, adattato alle specifiche condizioni di ciascun Paese, utilizzando la spesa primaria netta come parametro principale per la sorveglianza dei conti pubblici. Sebbene il nuovo Patto confermi l’approccio personalizzato, impone anche severi limiti numerici per garantire una riduzione del rapporto debito/PIL e del deficit sotto il 3%.
È importante notare che, sebbene queste richieste siano più realistiche rispetto al passato, saranno applicate con maggior rigore, e i margini di manovra saranno oggetto di negoziati politici. Contrariamente alle speranze esposte dalla premier Giorgia Meloni, non vi è alcuna “maggiore flessibilità per 35 miliardi”. Invece, l’Italia e altri Paesi dovranno adottare il nuovo Patto sotto supervisione speciale, poiché dopo le elezioni europee sarà aperta una procedura di infrazione per deficit eccessivo nei loro confronti. Il Patto prevede anche l’elaborazione di un Piano fiscale strutturale, che dovrà prevedere una correzione annuale dello 0,5% del PIL per ridurre il disavanzo sotto il 3%. Per l’Italia, ciò significa tagli di spesa superiori ai 10,5 miliardi di euro fino al 2027.
Tuttavia, questo sforzo potrebbe non essere sufficiente, poiché il reale aggiustamento richiesto potrebbe essere superiore, tra gli 11 e i 13 miliardi di euro, secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio. In cambio di una disciplina più severa nel lungo termine, l’Italia ha accettato una maggiore flessibilità nel breve periodo, ma non è garantito che tale flessibilità si materializzi effettivamente. Inoltre, le spese per la difesa saranno considerate nel calcolo dei piani di rientro, lasciando a Bruxelles un ampio margine di discrezionalità. Insomma, mentre il nuovo Patto di Stabilità dell’UE offre una maggiore personalizzazione, impone anche vincoli severi che potrebbero avere conseguenze significative per l’Italia e gli altri Paesi membri, richiedendo tagli di spesa o aumenti di tasse per rispettare gli obiettivi fissati.