Oggi in Europa si è approvato il patto di stabilità e solo il M5S ha votato contro. Ecco la denuncia di Conte sui social.
Oggi in Europa si è approvato il patto di stabilità e solo il M5S ha votato contro. Ecco la denuncia di Conte sui social: “Oggi in Europa il M5S ha votato contro il Patto di stabilità che condanna l’Italia a tagli miliardari che colpiranno ogni anno sanità, diritti, investimenti, imprese, infrastrutture e crescita, per dare spazio a nuove manovre lacrime e sangue. Non capisco le scelte delle altre forze politiche italiane. Non mi capacito del perché il M5S sia rimasto solo a votare contro un accordo che taglia le gambe alla crescita dell’Europa e dell’Italia. Si torna all’austerità, si chiude la porta in faccia al radicale cambiamento che avevamo avviato in Europa nel segno della solidarietà e della crescita con i 209 miliardi del Pnrr. Il premio facce di bronzo va a Meloni e soci. In campagna elettorale erano i “patrioti” e Meloni urlava che per l’Europa sarebbe “finita la pacchia”.
Poi sono andati al Governo e nei mesi scorsi hanno dato l’ok, senza alzare un dito, a questo accordo europeo che danneggia l’Italia. Il Ministro Giorgetti ha parlato di “accordo sostenibile”, Meloni ha detto pubblicamente di essere “soddisfatta” da questo bel pacchetto di tagli, definendolo un “compromesso di buonsenso”.
Oggi però colpo di scena. Siamo alle porte della campagna elettorale europea ed ecco che su quello stesso pacchetto di tagli e austerità, a suo tempo appoggiato da Meloni e Giorgetti, all’Europarlamento FdI e la Lega si astengono. Delle due ipotesi l’una: o al Governo sono dei dilettanti allo sbaraglio che solo oggi si accorgono dei danni di questo accordo, senza nemmeno battersi a Bruxelles per evitare i nuovi vincoli per l’Italia, oppure stanno ingannando gli elettori perché fra poche settimane si vota per le Europee e non vogliono lasciare impronte su tagli che strozzeranno il nostro Paese per anni.
Quando pagheremo i danni di questo nuovo “Pacco di Stabilità e decrescita” ricordatevi a chi presentare il conto.
Cos'è il patto di stabilità
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Nella serata di questa sera, durante la trasmissione Dritto e Rovescio condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4, si
Il Parlamento Europeo ha votato a favore della riforma del Patto di Stabilità, il complesso insieme di regole fiscali che tutti i membri dell’Unione Europea devono rispettare. Questa decisione, approvata con un’ampia maggioranza, segue l’approvazione della riforma a fine dicembre da parte dei ministri dell’Economia e delle Finanze dei 27 stati membri, sulla base di una proposta avanzata dal Commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni. A febbraio, sia il Consiglio dell’Unione Europea che il Parlamento Europeo avevano raggiunto un accordo su un testo molto simile a quello approvato a dicembre. Ora, il nuovo Patto di Stabilità dovrà essere formalmente approvato dal Consiglio, e le nuove regole entreranno in vigore sui bilanci presentati dagli stati per il 2025.
Le regole del Patto di Stabilità mirano a garantire che ciascun paese mantenga i conti pubblici sotto controllo e limiti l’indebitamento, al fine di prevenire problemi che possano impattare sull’intera Unione Europea. Queste regole erano state sospese nella primavera del 2020 a causa della pandemia di Covid-19, per consentire ai paesi di erogare miliardi di euro in aiuti senza restrizioni. Tuttavia, non erano state reintrodotti anche a causa della crisi energetica derivante dalla guerra in Ucraina. In sintesi, la riforma prevede una semplificazione delle regole, trattamenti differenziati in base alla situazione economica dei singoli paesi e un rafforzamento delle procedure di infrazione. Restano invariati i parametri di Maastricht, inclusi nella precedente versione del Patto, che prevedono che gli stati membri mantengano un debito pubblico inferiore al 60% del PIL e un deficit annuo non superiore al 3% del PIL. Tuttavia, la riforma consentirà agli stati con un alto debito pubblico di elaborare piani di spesa individuali con le autorità europee, della durata di quattro anni e prorogabili fino a sette, per ridurre il debito e rientrare nei parametri europei.