Luciana Littizzetto, nella sua ormai celebre “letterina” durante il programma televisivo Che tempo che fa, ha affrontato con la sua solita ironia pungente e sarcastica un tema particolarmente spinoso e attuale: la criminalizzazione universale della gestazione per altri (GPA) introdotta dal governo italiano guidato da Giorgia Meloni. La comica torinese ha espresso con decisione la sua opinione, mettendo in luce le contraddizioni e le incoerenze della nuova normativa.
La gestazione per altri: da pratica regolata a reato universale
La GPA era già vietata in Italia, ma era comunque possibile per i cittadini italiani ricorrere a questa pratica all’estero. Tuttavia, la nuova legge approvata dal governo Meloni la rende un reato anche se effettuata fuori dai confini nazionali, paragonandola a crimini gravissimi come il genocidio, la pedofilia e i crimini di guerra. Una scelta che Littizzetto non esita a definire quantomeno bizzarra, sottolineando che a differenza di questi altri reati, la maternità surrogata “aggiunge vite”, piuttosto che sottrarle.
L’argomentazione della comica si basa sul fatto che, se la maternità surrogata è legale in ben 65 paesi del mondo, inclusi molti Stati occidentali come Stati Uniti, Canada e Regno Unito, parlare di “reato universale” appare quantomeno fuorviante. “Universale”, sostiene Littizzetto, dovrebbe significare che è una regola valida per l’intero pianeta, ma se in così tanti paesi la pratica è regolamentata e perfettamente legale, non si tratta chiaramente di un crimine riconosciuto a livello globale.
La critica alle incoerenze del governo e ai “doppi standard”
Una parte centrale dell’intervento di Littizzetto è la sua critica alla doppia morale del governo Meloni e, più in generale, di alcuni esponenti della destra italiana. La comica cita il caso di Elon Musk, che ha avuto due figli attraverso la maternità surrogata, ipotizzando con ironia che, se la legge italiana fosse stata applicata nei suoi confronti, il miliardario americano rischierebbe ora il carcere e multe salatissime. Littizzetto non si ferma qui e punta il dito contro l’apparente “amicizia” tra Meloni e Musk, sostenendo che, nonostante il ricorso di quest’ultimo alla GPA e il suo utilizzo di sostanze stupefacenti (con allusione al consumo di cannabis), egli venga trattato con una certa benevolenza dalla premier italiana. Il riferimento alle auto Tesla, ipoteticamente parcheggiate a Palazzo Chigi, rafforza la critica verso l’ipocrisia e i “doppi standard” adottati.
L’importanza dell’etica e delle scelte personali
Littizzetto sottolinea come la questione della maternità surrogata sia di natura complessa e intima, coinvolgendo l’etica e le scelte personali di ciascun individuo. Nonostante la legge appena approvata miri a criminalizzare la pratica, molte coppie – etero e omosessuali – vi ricorrono per il desiderio genuino di formare una famiglia e dare amore a un bambino. La comica critica la rigidità delle norme italiane, che rendono l’adozione un percorso quasi insormontabile, aperto solo a pochi eletti, e invita a riflettere sul fatto che, se le adozioni fossero più accessibili, meno persone sarebbero costrette a ricorrere alla GPA.
La sua riflessione mette in evidenza le difficoltà e le complessità del percorso di gestazione per altri, definendolo un cammino lungo, pieno di ostacoli e di sfide, che richiede una dedizione e un amore enormi. I bambini nati attraverso la maternità surrogata, così come le famiglie che li accolgono, sono descritti dalla comica come “adorabili e adorati”, in nulla differenti dalle altre famiglie.
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La critica all’approccio del governo verso i reati
Un’altra stoccata della Littizzetto riguarda l’approccio del governo Meloni rispetto alla criminalità. Mentre si introduce una legge così severa sulla maternità surrogata, in Italia rimangono impuniti o comunque scarsamente perseguiti reati gravi come quelli legati alla criminalità organizzata. La comica evidenzia inoltre l’intenzione di alcune forze politiche di depotenziare il reato di tortura, derubricandolo a semplice aggravante, il che, secondo Littizzetto, dimostra una certa “elasticità” nel considerare cosa sia reato e cosa non lo sia.
Un attacco alla “famiglia tradizionale”
Luciana Littizzetto ha anche toccato un nervo scoperto del governo attuale: la difesa della cosiddetta “famiglia tradizionale”. In Italia, le posizioni del governo Meloni sono particolarmente conservatrici in materia di diritti delle famiglie, con una visione fortemente orientata alla promozione del modello etero-normativo e tradizionale. Littizzetto evidenzia l’incoerenza di chi, pur avendo alle spalle situazioni familiari complicate come separazioni e divorzi, si erge a paladino della “famiglia tradizionale” e impedisce a coppie che si amano davvero di formare un nucleo familiare attraverso l’adozione o la maternità surrogata.
Conclusioni: un intervento che divide
L’intervento di Littizzetto ha sicuramente avuto un forte impatto mediatico, suscitando reazioni contrastanti. Da una parte, ha dato voce a un’ampia fetta della società italiana che non si riconosce nelle posizioni conservatrici del governo e che ritiene la nuova legge sulla GPA un passo indietro rispetto ai diritti civili. Dall’altra, le sue parole sono state criticate da chi sostiene che la criminalizzazione della maternità surrogata sia necessaria per tutelare la dignità e l’integrità delle donne coinvolte.
Littizzetto, con il suo stile inconfondibile, è riuscita a portare alla luce le molteplici contraddizioni di una legge che sembra non avere una base etica chiara e che, invece di risolvere un problema, rischia di crearne di nuovi, colpendo chi desidera solo formare una famiglia e dare amore a un bambino.
In conclusione, il monologo di Luciana Littizzetto su Che tempo che fa ha saputo smuovere le coscienze e stimolare un dibattito necessario, ribadendo l’importanza di affrontare temi delicati come la maternità surrogata con rispetto, apertura e consapevolezza, piuttosto che con rigidità ideologica e moralismo.
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