Sul Fatto Quotidiano l'ex presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha proposto un reddito di cittadinanza europeo.
C’è un pezzo interessante di Pasquale Tridico sul Fatto Quotidiano. Per l’ex presidente dell’Inps, il modello dell’Unione economica e monetaria (UEM) dell’Unione Europea, istituito dal Trattato di Maastricht nel 1992, si presenta oggi come un quadro incompleto. Si caratterizza per uno spazio economico dell’euro con cambi fissi, mobilità di capitali, disciplina di bilancio e politica monetaria indipendente. Tuttavia, resta libero solo il settore del lavoro per gli Stati nazionali, che hanno spesso agito su politiche del lavoro per ottenere vantaggi competitivi. Questo ha portato a riforme con costi apparentemente nulli per lo Stato, ma che hanno incrementato la precarietà e abbassato i salari.
Nel contesto dell’UEM emerge un trilemma che presenta sfide complesse: cambi fissi, deflazione della domanda interna o politiche fiscali espansive, e svalutazione interna del lavoro o incremento dei salari e dell’occupazione. In situazioni di crisi, i cambi fissi possono richiedere politiche fiscali restrittive, come l’austerità post-crisi finanziaria del 2008-2009, portando a migliorare la bilancia commerciale ma anche generando disoccupazione e riduzione dei salari.
La proposta di Tridico
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Il Quantitative Easing ha salvato la moneta unica, ma non ha risolto le criticità del trilemma. Ridurre i costi unitari del lavoro è possibile attraverso aumenti di competitività o tagli salariali, ma non tutti i Paesi possono competere su questo fronte senza politiche espansive e supporto alla domanda aggregata. Una soluzione proposta è un reddito di cittadinanza europeo finanziato centralmente per stabilizzare l’economia nei Paesi colpiti dalla crisi. Inoltre, suggerimenti come un modello di Stato imprenditore/innovatore e una tassazione comune sugli utili dei capitali mobili in UE potrebbero contribuire a una maggiore equità e stabilità economica.
Per stimolare la crescita, si propone una serie di cambiamenti, tra cui riformare la BCE, investire nella ricerca e nell’innovazione, escludere gli investimenti pubblici utili dalla valutazione dei deficit di bilancio, e istituire un bilancio centrale europeo significativo. Tuttavia, tali proposte potrebbero richiedere un superamento delle crisi ideologiche, politiche ed economiche, che hanno compromesso il pluralismo di pensiero e il deficit democratico a vantaggio di un pensiero economico unico dominante.