Andrea Scanzi ha fatto una lucida analisi dell’inchiesta che ha coinvolto Ignazio La Russa e la sua famiglia. In un lungo video pubblicato sui suoi profili social, Scanzi ha detto: “Non voglio entrare nella questione giudiziaria, voglio però farvi un riassunto di questa storia”. Scanzi ha letto parte dell’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano da Gianni Barbacetto, andando anche a soffermarsi sul fatto che La Russa avesse minacciato querele addirittura prima che la puntata di Report andasse in onda. Poi Scanzi dice: “Vedere un call center della regione lombardia a Paternò fa abbastanza ridere… Ma io ne sono uscito un po’ inquietato dal servizio di Report”.
Ma cosa è successo esattamente durante la puntata di Report? Cerchiamo di fare il punto, in fondo all’articolo trovate anche il video pubblicato da Scanzi sui social. Dopo il servizio di Giorgio Mottola, si sono scatenate una serie con minacce di querela da parte di Ignazio La Russa, con la richiesta del Pd alla seconda carica dello Stato di chiarire nell’aula del Senato il prima possibile.
Come riporta Open, secondo La Russa dopo mesi di ricerche infruttuose su attività illegali «Ranucci ha optato per cercare disperatamente di infangare mio padre e la mia famiglia con ricostruzioni del tutto difformi dalla verità e altamente lesive dell’onore di Antonino La Russa. Che oggi avrebbe 110 anni e mai in vita sua ha ricevuto un avviso di garanzia». Report ricostruisce i collegamenti del padre, che all’epoca era segretario del Partito Fascista a Paternò, con finanzieri come Michelangelo Virgillitto e Raffaele Ursini. E quelli con Michele Sindona. Il “banchiere di Dio” è morto in carcere dopo un caffè al cianuro di potassio. Ci era finito a causa di vari crack che avevano coinvolto le sue aziende. È stato coinvolto nell’affare Calvi e condannato come mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli.
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Report ha parlato delle dichiarazioni del colonnello dei carabinieri Michele Riccio sul capomafia Luigi Ilardo. Secondo il quale Cosa Nostra avrebbe dato indicazioni nel 1994 di votare in Sicilia Orientale Antonino La Russa e suo figlio Vincenzo. Nel 1956 Antonino si trasferisce a Milano insieme ai figli Vincenzo, Ignazio e Romano. Secondo Report proprio per dare una mano a Virgillitto che nel frattempo aveva scalato con l’aiuto di Sindona la Liquigas. Antonino è stato vicepresidente dell’azienda. La Russa ha fatto sapere che Virgillitto è stato un benefattore della chiesa e non ha mai avuto problemi giudiziari. E che Report lo accusa falsamente a proposito di un episodio che risale al 1938.
Sempre secondo La Russa «Antonino La Russa non era più candidato e il figlio Vincenzo (peraltro mai appoggiato elettoralmente dai familiari) era candidato non con Forza Italia bensì con l’Udc di Casini». E «mai tale circostanza ha avuto alcun seguito giudiziario, anche minimo, né mai è stata contestata agli interessati». Il video dell’inchiesta lo trovate qui. Il presidente del Senato ha poi fatto un’auto intervista in cui ha voluto esprimere la sua, inviata a Report prima della messa in onda della puntata. Nel filmato parla anche di Daniela Santanchè e del caso Visibilia. «Non ho mai lavorato per Negma, ho assistito esclusivamente la Santanchè». Su Sindona e la Liquigas, dice che nel 1976 e dopo suo padre non ha mai intrattenuto rapporti di lavoro.