Nino Di Matteo, magistrato palermitano e sostituto procuratore nazionale antimafia, è noto per il suo impegno contro la mafia e per la sua capacità di affrontare temi delicati con coraggio e trasparenza. Recentemente si è espresso con parole forti e inequivocabili contro l’atteggiamento dell’Occidente di fronte alla crisi umanitaria in Palestina, definendo la situazione “un genocidio”.
Un grido contro l’indifferenza occidentale
“Mi vergogno dell’atteggiamento, delle decisioni e delle scelte dell’Occidente rispetto a quello che, tecnicamente, è il genocidio della popolazione palestinese,” ha dichiarato il magistrato. Di Matteo si è detto profondamente turbato dall’indifferenza generale verso le sofferenze della popolazione di Gaza, colpita da un conflitto che non risparmia neppure i più vulnerabili, come donne e bambini.
La sua denuncia è particolarmente incisiva quando afferma: “È vergognoso sostenere incondizionatamente le scelte delle superpotenze occidentali. Da cittadino italiano, mi sento imbarazzato di fronte al ruolo del nostro Paese, che continua a vendere armi alimentando conflitti in tutto il mondo.”
Richiamo alla Costituzione italiana
Di Matteo ha poi ricordato l’articolo 11 della Costituzione italiana, il quale sancisce che l’Italia ripudia la guerra come mezzo per risolvere controversie internazionali. “Trovo imbarazzante il sostegno armato dell’Italia a scenari di guerra in violazione dei principi costituzionali,” ha sottolineato il magistrato, evidenziando come la pratica contraddica apertamente i valori fondanti della Repubblica.
L’industria delle armi, da lui definita come un “paradosso morale e costituzionale,” rappresenta per Di Matteo un nodo cruciale di questa ipocrisia globale: un sistema che, anziché promuovere la pace, alimenta il ciclo di violenza.
Esperienze personali e riflessioni più ampie
L’intervento ha anche toccato momenti significativi della carriera di Di Matteo, tra cui il suo impegno al Consiglio superiore della magistratura e i casi delicati che ha affrontato, come i verbali di Amara contro Sebastiano Ardita e la mancata nomina a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Questi episodi, combinati con il panorama geopolitico attuale, hanno rafforzato in Di Matteo una visione critica e senza compromessi: “Il silenzio davanti a ingiustizie così palesi non è più accettabile.”
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Un appello alla responsabilità collettiva
Concludendo, il magistrato ha lanciato un appello non solo alla classe politica ma anche alla società civile: “Rimanere indifferenti significa essere complici. È il momento di pretendere che i diritti umani vengano posti al centro della politica internazionale.”
La voce di Nino Di Matteo risuona come un monito e un invito all’azione, ricordando che il silenzio di fronte alle atrocità non è solo un atto di omissione ma una vera e propria colpa morale e storica.
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