Oggi il Corriere della Sera scrive un lungo articolo che riguarda Marta Fascina, l’ultima compagna di Silvio Berlusconi. «Oltre cinquecento persone!», recita il messaggio su WhatsApp che Marta Fascina aspettava con una certa impazienza nei giorni scorsi quando, nella villa di Arcore dove l’atmosfera e le movenze del lutto per la scomparsa del padrone di casa faticano a lasciare il passo ai ritmi della vita di tutti i giorni, aveva cominciato a prendere confidenza con una situazione nuova, sì, ma oggettivamente preventivabile.
Perché se l’aspettava, Marta Fascina, che con la scomparsa di Berlusconi per lei sarebbe cominciato un nuovo capitolo, anche dentro Forza Italia; forse, per dirla con le parole affidate a uno dei pochissimi con cui parla praticamente tutti i giorni, «non mi aspettavo che venissero dette così presto delle cose non vere», come la fantomatica richiesta di sfratto da Villa San Martino («È ovvio che stia e starà ancora là», dicono i suoi amici), come le ricostruzioni sul rapporto altalenante con Antonio Tajani («Abbiamo un ottimo rapporto e non abbiamo mai discusso», dice lei), per finire ai dubbi sollevati sull’evoluzione della vicinanza con i figli di Silvio Berlusconi, con cui invece il legame è più stretto che mai, a cominciare da Marina.
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Leggere quel messaggio dopo aver visto illuminarsi il display del telefono, l’altro giorno, le ha strappato il primo sorriso dopo due settimane. Le «oltre cinquecento persone!» si riferivano alla platea dell’assemblea regionale lombarda di Forza Italia a Sesto San Giovanni, la prima convocata dal neo-coordinatore Alessandro Sorte dopo la morte del Cavaliere, considerata «una partecipazione, oltre che numericamente al di sopra di ogni previsione, carica di entusiasmo e voglia di ripartire». Sembra un dettaglio, nella cronaca quotidiana di un partito che ha iniziato la sua lunga marcia oltre Berlusconi, che culminerà nella celebrazione di un congresso nazionale nel 2024; non lo è, visto che per Fascina e il «gruppo Fascina» — com’era stato ribattezzato il gruppo dei ragazzi vicini alla compagna di Berlusconi, che avevano scalato le vette del partito dai primi mesi del 2024 — è il punto che segna l’inizio di una specie di controffensiva.
Già, perché Fascina sembra non aver alcuna intenzione di ritirarsi a vita privata e chiudere il capitolo della sua vita che ha coinciso con l’avventura in Forza Italia, che segue da militante fin da quando era minorenne. Al contrario, se ci sono carte da giocare sui tavoli delle prossime tappe che scandiscono il calendario del partito, ha intenzione di giocarle tutte. Basta sentire un passaggio della relazione di Sorte all’assemblea regionale, che è parso una risposta agli attacchi dell’ala di Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, che l’altra sera erano assenti: «Adesso ci siamo noi. E allora, io che ho la responsabilità di ricoprire il ruolo più importante in Lombardia, il coordinatore, che cosa posso fare? Posso interpretare questo ruolo nominando gli amici degli amici? No, noi dobbiamo darci dei criteri. E il principale che riconosco è il criterio del territorio, quello del merito, quello di chi ha voti».
Gettare il guanto in segno di sfida forse è troppo, vista la ritrosia del personaggio al proscenio. Ma quando dice «sono e rimango dentro Forza Italia», probabilmente Fascina non lo dice tanto per dire. L’area, se di area si poteva parlare, è tutt’altro che in ritirata. La linea — sostegno a Tajani nel partito e al governo Meloni nel Palazzo — è fissata. La prossima carica di polemiche se l’aspetta verosimilmente per il giorno dell’apertura del testamento di Berlusconi. Come dice uno dei suoi amici, «comunque vada diranno che lei ha avuto troppo o troppo poco, e comunque non il giusto» scrive il Corriere.