L’Europa bacchetta il Governo Meloni: ecco dove vogliono spostare i soldi del PNRR!

Non mancano le tensioni tra l’Europa e il governo Meloni, in questi giorni. Argomento del contendere è il famoso PNRR, i soldi che Giuseppe Conte riuscì a portare in Italia ai tempi della pandemia. Già il 2 giugno, mentre il governo era impegnato nelle celebrazioni per la Festa della Repubblica, l’Unione europea aveva lanciato il primo avvertimento all’Italia. Il portavoce della commissione Eric Mameri, durante un briefing con la stampa, aveva detto che “monitorerà con grande attenzione” il contenuto dell’emendamento al decreto Pa con il quale il governo Meloni ha limitato i poteri di vigilanza della Corte dei Conti sulla spesa dei fondi europei del Pnrr.

“Noi abbiamo un accordo con l’Italia sulla necessità di avere un sistema di controlli efficace ed è responsabilità delle autorità italiane che questi enti siano in grado di lavorare”. E ha proseguito: “Come regola generale non ci esprimiamo sui progetti di legge e dunque non entriamo nel dettaglio. Possiamo dire che il Pnrr richiede una risposta proporzionata vista la sua natura unica, essendo un programma di spesa basato sulle performance. I sistemi di controllo nazionali costituiscono i meccanismi principali per proteggere gli interessi finanziari dell’Ue e sono gli Stati membri che devono assicurarsi che non ci siano conflitti di interessi e o frodi. E l’Italia ha in campo un sistema solido”.

La reazione del governo: "Ecco dove sposteremo i soldi del PNRR"

La risposta del governo, per voce del ministro del Made in Italy Urso, è stata questa. “Il confronto con la Commissione europea sul Pnrr è tutto qui: vorremmo utilizzare al meglio le risorse, per avere effetti immediati sullo sviluppo economico e sociale del nostro paese. Puntare sulla sostenibilità energetica, la transizione 5.0, la tecnologia verde e digitale” ha detto Urso in un’intervista a Repubblica. “Alcuni progetti, come gli stadi di Firenze e Venezia, sono stati bocciati perché non c’entravano nulla col Pnrr. Altri sono utili, ma non fattibili nei tempi dovuti, perché la rendicontazione andrebbe fatta entro il giugno del 2026, e quindi l’investimento l’anno prima. Così rischieremmo di doverne pagare il costo. Perciò ci concentriamo su progetti realizzabili entro l’arco ristretto e le modalità date”, osserva.

Con gli Usa “è il momento giusto per rafforzare i nostri rapporti industriali e commerciali, perché l’Italia viene percepita come un paese affidabile, in un contesto geopolitico in cui il nostro ruolo è notevolmente aumentato, dal punto di vista tecnologico e industriale, ma anche per l’importanza che avrà il Mediterraneo nei nuovi assetti geopolitici e quindi geoeconomici”.

E sui rapporti con la Cina e la Via della Seta: “Siamo affidabili e consapevoli del ruolo in Europa, Mediterraneo, e Occidente. Dobbiamo ridurre il rischio politico di quello che era percepito come un cambio di campo dell’Italia, unico paese del G7 a firmare un accordo strategico. Per noi la Via della Seta è sempre stata commerciale, è bene che resti tale” ha spiegato.

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