L’Europa boccia il governo Meloni: ecco cosa rischiamo su autonomia differenziata e PNRR

Non ci sono buone notizie dall’Europa, né per il governo Meloni, né tantomeno per i cittadini italiani. Negli ultimi giorni, infatti, sono arrivati diversi “altolà” da parte della Commissione Europea che riguardano argomenti molto importanti che il governo sta mettendo in piedi in Italia. In questo articolo faremo il punto della situazione sui nodi legati all’autonomia differenziata e ai fondi europei del PNRR.

Il primo allarme lanciato dall’Ue riguarda la famosa “autonomia differenziata” tanto cara alla destra ed in particolare alla Lega di Matteo Salvini. Nell’ultimo report inviato da Bruxelles a Roma c’è scritto che in Italia “le proposte per aumentare l’autonomia regionale rischiano di aumentare la complessità del quadro fiscale”. Una bocciatura bella e buona sull’autonomia differenziata, insomma.

Ma leggiamo cosa c’è scritto nel report:

“La legge richiede che questa riforma sia neutrale dal punto di vista del bilancio pubblico – ricorda l’esecutivo Ue -. Tuttavia, senza risorse aggiuntive, potrebbe risultare difficile fornire gli stessi livelli essenziali di servizi in regioni storicamente a bassa spesa, anche per la mancanza di un meccanismo perequativo. Nel complesso, la riforma prevista dalla nuova legge quadro rischia di mettere a repentaglio la capacità del governo di indirizzare la spesa pubblica”.

Il secondo altolà arriva invece dal commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, a margine della presentazione delle raccomandazioni specifiche per l’Italia e l’allerta sulla tempistica di eventuali richieste di modifiche del PNRR. Gentiloni le definisce “più che legittime”, ma avverte che devono essere presentate entro fine giugno, se non vogliamo che le rate dei pagamenti previsti quest’anno slittino.

Da Bruxelles Gentiloni precisa: “Non credo che dobbiamo guardare alle scadenze formali, ma alla realtà. E la realtà ci dice che l’Italia, secondo i piani fin qui concordati, dovrebbe richiedere una quarta erogazione nel mese di giugno e una quinta nel mese di dicembre. È chiaro che per mantenere questo ritmo, bisogna che la discussione sulle più che legittime richieste di modifica avvenga il prima possibile, perché è difficile farla dopo giugno, se si vuole mantenere il ritmo delle erogazioni fin qui stabilite”.

Al momento la terza rata è in fase di negoziazione perché si sta procedendo alla verifica degli investimenti proposti. Si tratta di 19 miliardi di euro. Ufficialmente, le questioni aperte sono meramente tecniche.

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