Ieri Pierluigi Bersani è stato ospite in diretta a Otto e mezzo da Lilli Gruber. Argomento del dibattito era una notizia delle ultime ore, ovvero che il governo ha scelto il commissario per la ricostruzione in Emilia-Romagna e nelle altre zone alluvionate: sarà il generale Francesco Paolo Figliuolo, lo stesso alpino che Draghi aveva messo a capo dell’emergenza Covid. Una nomina che spazza via l’ipotesi che alla guida della macchina della ricostruzione voleva Stefano Bonaccini, il governatore emiliano chiesto a gran voce dal Pd. Pier Luigi Bersani in particolare non sembra digerire la scelta del governo di Giorgia Meloni e nella puntata di martedì 27 giugno di Otto e mezzo, su La7, perde la pazienza con la conduttrice Lilli Gruber.
“Non han voluto fare una cosa fatta per bene”, afferma Bersani che dice che in Emilia-Romagna “non è arrivato un soldo, non ci sono misure vere. Figliuolo? Serve un meccanismo per parlare con la gente”. Insomma, un super-tecnico come il comandante degli alpini, che ha gestito con successo l’approvvigionamento dei vaccini e via dicendo, non va bene.
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“Ma perché non hanno scelto Bonaccini, secondo lei?”, chiede allora Gruber. “Chiudiamo queste polemiche politiche, lo capisce un bambino perché!”, sbotta infine l’ex segretario del Pd rientrato recentemente nel partito guidato da Elly Schlein. “Figliuolo? Va bene, ma serve un meccanismo che sia un raccordo tra governo e i cittadini, è una vicenda complicata”, afferma Bersani visibilmente irritato.
L'editoriale di Travaglio su Figliuolo
Anche Marco Travaglio, il direttore del Fatto Quotidiano, si è scagliato contro la scelta di Figliuolo, ecco il suo editoriale di oggi: “Senza offesa per lui e per i ventisette nastrini che gli piastrellano il lato sinistro dell’uniforme, zavorrandolo a terra contro le folate di vento, il generalissimo Francesco Paolo Figliuolo ci ricorda per versatilità un personaggio del film di Carlo Verdone Troppo forte: l’avvocato Gian Giacomo Pignacorelli in Selci, interpretato da Alberto Sordi, che di punto in bianco dimentica l’arte forense e diventa un ballerino-coreografo, passando dalla toga alla tutina aderente, dalle arringhe ai passi di danza sull’aria di Oci Ciornie e abbandonando gli attoniti clienti, a cominciare da Verdone-Oscar Pettinari che neppure riconosce: “Calmati, giovane, fammi riflettere un momentino… ma chi sei: il fruttarolo?”. Le due anziane sorelle fanno coraggio al giovanotto ricordando “quando faceva il dentista e cavò tre denti al fruttivendolo che gli fece causa perché erano tutti sani”. Alle pareti, le foto delle sue precedenti incarnazioni accanto a papa Giovanni e a Togliatti. Analogamente, nel breve volgere di due anni, Penna Bianca è passato da comandante della logistica dell’Esercito a commissario straordinario contro il Covid ad autore di un’autoagiografia scritta a quattro mani con Severgnini (o forse a sei con Toto Cutugno: Un italiano) a stratega del Comando Operativo di Vertice Interforze (dal Covid al Covi) sul fronte ungherese a candidato del Foglio come commissario al Pnrr all’ultimo incarico agguantato giusto ieri: commissario sempre più straordinario all’alluvione e alla ricostruzione in Emilia-Romagna.
A parte i rischi di personalità multipla e di crisi di identità, il vero pericolo è che il nostro eroe multiuso svolga ciascun incarico con la stessa enciclopedica approssimazione con cui espletava gli altri. O, peggio, che confonda una missione con l’altra: tipo prosciugare la melma con le siringhe e le mascherine avanzate dalla campagna di Covid, o bandire gli appalti a cannonate, o scambiare le ruspe e le betoniere con i tank e le rampe da missili, o spendere senza controlli e rendicontare con un paio d’anni di ritardo, condendo il tutto con le sue frasi secche e perentorie da colonnello Buttiglione che si portano su tutto: “Sono abituato a vincere”, “Svoltiamo”, “Acceleriamo”, “Cambiamo passo”, “Chiudiamo la partita”, “Fuoco a tutte le polveri”, “Diamo la spallata”, “Stringiamci a coorte” (incurante dell’infausta rima), “Fiato alle trombe” (libera citazione da Mike Bongiorno), “Non siamo ancora a régime (“E – chiosò Maurizio Crozza – stiamo andando a pùttane”). Sempre sperando che avesse torto Aldous Huxley, quando diceva: “Ci sono tre tipi di intelligenza: l’intelligenza umana, l’intelligenza animale e l’intelligenza militare” si legge.