C’è stato un gran bel botta e risposta, durante la trasmissione “In onda” su La7, fra Antonio Padellaro del Fatto Quotidiano e Pietro Senaldi di Libero. Argomento del dibattito era il caso Santanchè, di cui vi raccontiamo ormai quotidianamente nei nostri articoli. “Noi non abbiamo orchestrato una campagna stampa contro il ministro” ha attaccato Pietro Senaldi, a proposito del modo con cui i giornali hanno affrontato il caso Santanchè. Probabilmente una frecciatina al Fatto Quotidiano, e quindi ad Antonio Padellaro. Che evidentemente, sentendosi preso in causa, ha risposto a tono: “Una campagna stampa a favore delle notizie… Ma che fai scusami Senaldi, fai le pagelle dei tuoi colleghi? Ma pensa al tuo giornale, pensa a quello che pubblichi te, impara a fare il cronista. Tu non devi attaccare personalmente i colleghi di un’altra testata perché non è ammissibile”.
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“Io non attacco personalmente nessuno – ha replicato il condirettore di Libero – io ho detto che noi non abbiamo difeso la ministra, abbiamo fatto una cronaca sia delle notizie che delle non notizie, per esempio quella della multa. La Santanchè non guida, ha la scorta, si muove con la macchina delle autorità che come sappiamo ha dei privilegi, va in corsia riservata, viene fotografata e poi le multe finiscono nel cestino”. “Quando ci si muove con una scorta, si risponde di quello che si fa e nessuno ha l’autorizzazione di parcheggiare in divieto di sosta”, ha controbattuto il conduttore, Luca Telese. Ma Senaldi ha spiegato: “No, le macchine delle autorità e della polizia hanno l’autorizzazione”.
Tra l’altro Padellaro è stato anche protagonista di un acceso dibattito con Paolo Mieli del Corriere della Sera, sempre sul caso Santanchè. A In Onda Mieli sosteneva che, sulla base dei fatti a noi noti, Santanchè non dovrebbe dimettersi, guadagnandosi il commento ironico di Padellaro (“Certo, deve rimanere al suo posto assolutamente”). L’editorialista del Corriere non l’ha presa bene e ha risposto: “Senti, uno deve avere anche delle regole. Finora da te e dal tuo giornale sono state chieste le dimissioni di 12-15 ministri. Non potete pensare di andare avanti così con questo giochetto“.
“Non è affatto un giochetto – replica Padellaro – Non sono i giornali che determinano le dimissioni, ma sono i governi che a un certo punto si rendono conto che quel ministro non può stare al suo posto”.
Il botta e risposta tra Padellaro e Mieli
Padellaro spiega: “Ho l’impressione che non ci saranno le dimissioni della Santanchè. All’opposizione conviene cuocere la ministra sulla graticola, ma credo che sarebbe interesse del governo Meloni dire alla Santanché di accomodarsi, perché è meglio una fine tormentosa che un tormento senza fine. Presumo che verranno fuori altri fatti sul caso Santanchè, ma per ora la Meloni non ha la forza per imporre alla ministra di lasciare la compagine governativa“.
Mieli torna sull’argomento precedente: “Quando un giornale o un’opposizione politica è reduce dall’aver chiesto in 8 mesi per 15 volte le dimissioni di quello e di quell’altro ministro, senza mai ottenerle, ricordo che non è un genere giornalistico la richiesta di dimissioni di un ministro. Forse serve per fare bella figura in televisione. È una cosa seria, non è un genere di propaganda televisiva. Bisognerebbe chiedere le dimissioni quando si sa che si possono ottenerle“.
Mieli spiega che le vie per ottenere le dimissioni della Santanchè sono due: il voto parlamentare, in questo caso improbabile, oppure chiederle dietro le quinte, passando attraverso il Quirinale.
Padellaro risponde nuovamente a Mieli: “Il Fatto Quotidiano non ha chiesto le dimissioni della Santanchè, ma sta dando informazioni che possono determinare le sue dimissioni. Noi facciamo giornalismo. Hai ragione sul fatto che l’opposizione ha stufato nel chiedere continuamente le dimissioni di esponenti del governo, ma noi facciamo giornalismo e ne siamo anche orgogliosi, visto che della Santanchè ormai parlano tutti dopo le nostre inchieste”.