Durante un'ospitata a Storie Italiane, Sigfrido Ranucci ha parlato dei fatti di mafia degli anni Novanta e non solo.
Durante un’ospitata a Storie Italiane, Sigfrido Ranucci ha parlato dei fatti di mafia degli anni Novanta e non solo. D’altronde in uno Stato di diritto così deve essere il servizio pubblico per i Cittadini che devono conoscere la verità. Anche se dà fastidio a chi ha qualcosa da nascondere. Su Storie Italiane (7/01/2021 Rai 1, ore 10,45), Ranucci, conduttore di Report, minacciato da cosa nostra, già raccontava anche delle querele che “gli sono state anticipate dopo la trasmissione del 4 gennaio 2020”. Ecco le sue parole: “Noi dobbiamo ricordare che ci sono dei processi di stragi con impuniti… C’è gente che dice che i servizi segreti non hanno avuto un ruolo con cosa nostra. Dimenticando che noi, ahimè, abbiamo avuto una carrellata di responsabili dei servizi di sicurezza indagati ed anche condannati per questa vicenda. Quindi che ci sia la nostalgia, la tentazione non solo di non parlare di queste cose ma di impedire che altri lo facciano…”.
La lettera di Francesca Morvillo a Falcone
ULTIM’ORA – Arriva l’annuncio di Giuseppe Conte su costituente. “Abbiamo raggiunto…” – VITTORIA?!
“Soddisfazione per tutti, vittoria per chi ha deciso di decidere” Roma, 23 novembre – Il Movimento 5 Stelle (M5S) ha
Dopo il tentato attentato dell’Addaura, Falcone voleva divorziare da Francesca per salvarla, per evitare che fosse anche lei un obiettivo della mafia. Ma Francesca volle restare vicino al compagno. Emblematica dell’amore condizionato per Giovanni è la lettera che Giovanni Paparcuri, collaboratore di Falcone che sopravvisse all’attentato a Rocco Chinnici, trovò in un libro che Francesca Morvillo aveva donato a Falcone. “Giovanni, amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore, Francesca.” Una dichiarazione d’amore incondizionata, qualsiasi potrà essere il loro destino.
Il destino, purtroppo, ha riservato a Francesca e Giovanni una tragica fine a Capaci il 23 maggio 1992. Francesca Morvillo, ancora viva dopo l’esplosione, venne trasportata prima all’ospedale Cervello e poi trasferita al Civico. Nel reparto di neurochirurgia, dove però morì sotto i ferri intorno alle 23 a causa delle gravi lesioni interne riportate. Il suo orologio si era fermato all’ora dell’esplosione, le 17:58. “Dov’è Giovanni…” furono le ultime parole di Francesca, raccolte da un poliziotto durante il trasporto in ospedale.