Marco Travaglio, ospite della trasmissione DiMartedì, non si risparmia nel giudicare duramente l’operato delle due principali leader politiche italiane, Giorgia Meloni e Elly Schlein. Durante il suo intervento, Travaglio analizza quello che definisce il loro fallimento nel mantenere le promesse che le avevano portate al vertice. Non manca, inoltre, una parentesi su Matteo Renzi, ribattezzato “mister 1%”.
Giorgia Meloni: una grande occasione mancata
Secondo Travaglio, Giorgia Meloni avrebbe avuto una straordinaria opportunità politica: “Era la prima leader di destra che poteva governare senza l’ingerenza del berlusconismo, visto che Silvio Berlusconi era ormai in declino e, dopo pochi mesi, addirittura fuori dalla scena politica”. Meloni avrebbe potuto incarnare una destra autonoma, non ricattabile dai poteri forti e coerente con le sue radici ideologiche. Tuttavia, secondo il giornalista, “ha rinnegato completamente la destra sociale e legalitaria da cui proveniva”.
Travaglio critica aspramente alcune scelte politiche della premier:
Rinuncia alla destra sociale: L’abolizione del Reddito di cittadinanza è stata un segnale di disinteresse verso i più poveri.
Legalità tradita: La nomina di Nordio a Ministro della Giustizia viene definita come “la quintessenza del berlusconismo”.
Politica estera: Meloni ha virato verso un atlantismo esasperato, rendendo il suo governo uno dei più filo-americani della storia italiana, paragonabile solo a quello di Mario Draghi.
Sottomissione all’UE: Nonostante le promesse di opporsi all’austerità e di difendere gli interessi italiani, ha firmato il Patto di Stabilità europeo, cedendo su molti fronti.
Travaglio sottolinea che Meloni “è diventata una politica di sistema”, allineandosi ai poteri forti e rinnegando le sue origini.
Elly Schlein: una promessa mancata
Passando alla leader del Partito Democratico, Travaglio è altrettanto severo. “Elly Schlein era stata portata in trionfo non dagli iscritti al PD, che avevano preferito Stefano Bonaccini, ma dagli elettori delle primarie aperte, che speravano in un cambiamento radicale”. L’aspettativa era che Schlein ribaltasse il partito come un calzino, ma la realtà, secondo Travaglio, è ben diversa: “Il PD, o meglio i vari PD che sembrano tanti partiti in uno, sta rivoltando lei”.
Le accuse di Travaglio:
Allineamento con Meloni: Schlein ha votato assieme al governo su questioni delicate, come la Commissione Von der Leyen e risoluzioni bellicistiche dell’UE.
Assenza di autonomia: “Addirittura il PD ha criticato il cancelliere Scholz per aver fatto ciò che avrebbe dovuto fare ogni leader europeo: cercare una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina”.
Mancanza di visione: Travaglio evidenzia che Schlein non è riuscita a marcare una netta differenza con la precedente gestione del partito, deludendo chi sperava in un cambiamento.
Schlein, presente in studio, ha cercato di difendersi, affermando che non esiste alcuna alleanza con Meloni in Europa e che il PD vigilerà su ogni decisione della Commissione. Tuttavia, le sue parole non sembrano convincere Travaglio, che insiste sulla sua incoerenza rispetto alle aspettative iniziali.
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Matteo Renzi: “l’opposizione di comodo”
Travaglio riserva poi una breve ma pungente parentesi a Matteo Renzi, ironicamente definito “mister 1%”. Renzi si autoproclama l’unico vero oppositore del governo, ma Travaglio non si lascia ingannare: “Renzi è il campione delle giravolte. Basta vedere quante volte ha votato assieme alla maggioranza”.
L’accusa è chiara: Renzi usa la sua opposizione solo come strumento di visibilità politica, senza una reale coerenza nei suoi atti parlamentari.
Conclusione
Marco Travaglio, con il suo consueto stile caustico, dipinge un quadro impietoso della politica italiana: due leader che, pur provenendo da schieramenti opposti, hanno disatteso le aspettative dei loro elettori e un ex premier che si conferma maestro dell’opportunismo. Le sue parole rappresentano un monito per un elettorato sempre più deluso e disincantato.
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