Dopo avervi annunciato la morte in ospedale di Matteo Messina Denaro, parliamo del testamento: a chi andranno i suoi beni ammesso che denaro, immobili e altre proprietà a lui riconducibili vengano un giorno dissequestrati? Il che è ampiamente improbabile così come non sarà facile ricostruire la rete di prestanomi ai quali il boss si è affidato per decenni. Tra i legittimi eredi c’è sicuramente la figlia Lorenza, nata nel 1996 e la cui paternità il mafioso aveva sempre riconosciuto. Gli atti del riconoscimento e dell’acquisizione del cognome sono stati completati proprio nei giorni alla vigilia della morte del boss 62enne avvenuta nella notte all’ospedale San Salvatore dell’Aquila.
Ma il capo di Cosa Nostra ha lasciato un testamento? In realtà, a quel che si è appreso finora, Messina Denaro ha affidato le sue volontà a un pizzino datato 2013 che però è relativo solo alle disposizioni per il funerale. Disposizioni ribadite di recente con gli inquirenti. Per quanto riguarda invece le ingenti somme in contanti che gli garantivano la latitanza, gli investigatori negli anni trovato nei covi la contabilità del boss latitante che su pagine di quaderni segnava diligentemente in colonna spese ed elargizioni con tanto di nomi: entrate, uscite, saldo, spese, indicazioni ai complici di quanto dovessero spendere per questo e per quello. In uno di questi pizzini contabili, datato novembre 2011, si parte da un saldo di 85.970 mila euro: tra le voci un compenso (1.500 euro) per un avvocato e un regalo da 2.500 euro.
Il boss, attraverso una rete di complici che portavano pizzini, ha sempre matenuto i contatti con i familiari: aveva un fratello e quattro sorelle ovvero Salvatore Messina Denaro, fratello maggiore, Anna Patrizia Messina Denaro, la più piccola, fra loro Bice Maria, Giovanna e Rosalia. Tutti finiti, prima o poi, nel mirino degli investigatori: Salvatore e Rosalia sono anche finiti in carcere. Rosalia è la madre di Lorenza Guttadauro, l’avvocata che ha assistito il boss dal momento del suo arresto e che ha visto andare in carcere anche il padre, Filippo Guttadauro.
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Matteo Messina Denaro e il rapporto con Totò Riina
Matteo Messina Denaro è uno dei nomi più noti della criminalità organizzata italiana. Nato il 26 aprile 1962 a Castelvetrano, in Sicilia, è stato a capo della cosca di Trapani e uno dei più influenti boss di Cosa Nostra. Il suo nome è associato a una lunga lista di reati, e i capi d’accusa nei suoi confronti sono molteplici. Uno dei principali capi d’accusa contro Matteo Messina Denaro riguarda la sua presunta partecipazione a numerosi omicidi, inclusi quelli di membri delle forze dell’ordine, rivali, e anche di innocenti. La lista delle vittime attribuite a lui e al suo clan è lunga e spaventosa. Questi omicidi sono parte integrante della strategia di Cosa Nostra per consolidare il suo potere e affermare il proprio controllo sul territorio.
Oltre agli omicidi, Messina Denaro è accusato di estorsione, racket, traffico di droga, e riciclaggio di denaro sporco. Il suo impero criminale si estende in diverse attività illegali, ma il traffico di droga è uno dei suoi principali fonti di guadagno. La sua abilità nell’organizzare il traffico di stupefacenti gli ha permesso di accumulare immense ricchezze e di espandere il suo potere all’interno e all’esterno della Sicilia. Ma il rapporto tra Matteo Messina Denaro e Totò Riina, noto come il “capo dei capi” di Cosa Nostra, è ciò che ha attirato particolare attenzione. Riina, deceduto nel 2017 mentre era in carcere, fu uno dei leader più spietati e spregiudicati nella storia della mafia siciliana. L’accusa principale nei confronti di Messina Denaro è quella di essere stato il braccio destro di Riina, un suo fedelissimo. Il loro rapporto era basato sulla fiducia reciproca e su un obiettivo comune: consolidare il potere di Cosa Nostra.
Il legame tra i due è stato evidenziato anche dalla fuga di Messina Denaro nel 1993, poco prima della cattura di Riina. Questo ha rafforzato l’idea che Denaro avesse un ruolo di spicco nella leadership di Cosa Nostra e che fosse destinato a succedere a Riina come il nuovo “capo dei capi.” La sua fuga ha dimostrato la sua abilità nel rimanere nell’ombra e sfuggire alle autorità, alimentando il suo mito criminale. Nonostante tutti i capi d’accusa e gli sforzi delle forze dell’ordine italiane per arrestarlo, Matteo Messina Denaro rimane in fuga. La sua abilità nel nascondersi e nell’evitare la cattura lo ha reso uno dei criminali più pericolosi e ricercati al mondo. La sua storia rappresenta una sfida costante per lo Stato italiano nella lotta contro la criminalità organizzata e un triste esempio dei profondi legami che possono esistere tra i capi della mafia siciliana.