Sono settimane importanti dal punto di vista parlamentare. Dopo la proposta M5S sul salario minimo, arriva un’altra proposta di legge a prima firma Giuseppe Conte, questa volta sul conflitto di interesse: una parte di questa oggi è stata trasformata in mozione parlamentare.
Arriva quindi la denuncia del Presidente M5s Giuseppe Conte:
“”Dopo i gravissimi casi di corruzione collegati al Qatargate oggi in una nostra mozione alla Camera abbiamo proposto un impegno semplice e sacrosanto: chi è parlamentare italiano o membro del Governo non deve essere retribuito o prendere soldi da uno Stato straniero. Stupisce che, fatta eccezione per il gruppo Avs, tutti gli altri partiti abbiano scelto di votare contro o di astenersi. Compreso chi si era detto pronto a votarla anche subito e chi si professa patriota. In politica non contano le parole e le dichiarazioni di intenti, ma le scelte e i fatti”
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Che diranno gli altri partiti a partire dal PD, che ha una nuova guida? Lo abbiamo scoperto dal voto di oggi.
Come funziona la proposta di Conte: ci sarebbero bruttissime notizie per parlamentare come Renzi che attualmente prendono soldi da fondi riconducibili a Stati esteri. Vediamo la proposta nel dettaglio che è stata incardinata in Commissione Affari costituzionali della Camera, con l’illustrazione del testo, la proposta di legge di M5s sul conflitto di interessi, a prima firma di Giuseppe Conte.
Si tratta del testo già depositata dal Movimento la scorsa legislatura, ma con l’aggiunta della norma giornalisticamente definita “anti Renzi”. La proposta di legge riguarda il regime delle incompatibilità non solo di ministri e parlamentari, ma anche dei consiglieri e degli assessori regionali. Tutte queste figure – ed è questa la “norma anti-Renzi prevista all’articolo 15″ – non possono accettare, durante il proprio mandato e nell’anno successivo alla cessazione dello stesso, contributi, prestazioni o altre utilità di valore complessivo superiore a 5.000 euro in ragione d’anno erogate, anche indirettamente, da Governi o da enti pubblici di Stati esteri o da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettate a obblighi fiscali in Italia”.
Al controllo di questi aspetti è incaricata l’Anac. “All’accertamento della violazione del divieto – prevede ancora la proposta di legge – conseguono l’ineleggibilità e l’incompatibilità rispetto alle cariche” ricoperte “per cinque anni decorrenti dalla data di pubblicazione del provvedimento dell’ANAC