Il procuratore di Catanzaro Gratteri è intervenuto ieri a Milano in occasione dell’evento ‘ndrangheta nel mondo’, organizzato da WikiMafia. Ha parlato di intercettazioni tema che ultimamente sta facendo molto discutere.
Spiega il procuratore: “La discussione che si sta facendo sulle intercettazioni è vecchia quanto le intercettazioni stesse, quanto invadono la libertà della gente, la privacy… Però noi dobbiamo utilizzare le stesse tecnologie che usano le mafie… Le mafie sono in grado di farsi costruire da hacker delle piattaforme che utilizzano per comunicare. Noi usiamo Whatsapp o Telegram, loro hanno delle piattaforme che usano per comunicare nel mondo… e noi stiamo qui a discutere se le intercettazioni costano poco o troppo, se il mafioso parla o meno al telefono, se possiamo utilizzarle o meno per i reati che riguardano la pubblica amministrazione… capite quanto è lontana la discussione degli addetti ai lavori rispetto alla realtà”.
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Prosegue: “La riforma Cartabia è stata approvata con i voti di un ampio ventaglio politico ed è stata una riforma che io per primo ho criticato mentre molti altri stavano zitti, perché il presidente del Consiglio era la persona più importante sul piano della competenza finanziaria che c’era in Europa. E adesso, dal primo di gennaio abbiamo visto, stiamo vedendo e vedremo gli effetti negativi sulla sicurezza e sul grado di vivibilità della collettività” conclude.
Nel frattempo Antonio Magone sentito ieri per il ‘processo Rinascita Scott’ relativo alle cosche nel Vibonese dichiara: “Quando sarà il momento, faremo fare una brutta fine a Gratteri e ai suoi collaboratori. La ‘ndrangheta è nata prima della legge. In Calabria comandiamo noi, come è sempre stato”.
Un altro imputato nello stesso processo, Gianfranco Ferrante, secondo Antonio Magone avrebbe detto: “Noi siamo una potenza.Non siamo mica morti e col tempo tutti questi (il riferimento è stato a Gratteri, ai magistrati della Dda di Catanzaro ed ai loro collaboratori, ndr) la pagheranno e faranno una brutta fine”.