Il Leader del Movimento 5 Stelle conclude la nomina dei 5 Stelle sui territori. La decisione definitiva è quella di posizionare in ogni metropoli non un solo referente, ma 3 o 4 in totale saranno 17mila che aderiranno ai nuovi gruppi territoriali.
È da tempo il leader consulta, valuta, soppesa pro e contro di ogni scelta. Sa che non può sbagliare, soprattutto nei grandi centri, in quelle città metropolitane come Roma e Milano dove non ci sarà un solo referente provinciale, ma mini-collegi di tre-quattro nomi. Vittorio Crimi veterano del Movimento 5 Stelle commenta la situazione: “Mettiamola così, la dittatura è veloce, ma la democrazia è lenta”.“Conte non decide in solitudine, ascolta e chiede. Ma parliamo di tantissimi nomi. Una lista che va oltre i referenti, perché vanno anche sostituiti i vari membri dei comitati che sono andati con Di Maio in seguito alla scissione” Prova così a spiegare il senso dell’attesa. L’idea del Leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte è quella di accorpare tutte le nomine, o almeno la gran parte. E questo rende tutto ancora più complicato. Assieme a cautele legate a motivi di opportunità.
Nominare un referente provinciale nel Lazio o in Lombardia prima di chiudere le liste per le Regionali poteva sembrare quasi un invito a votarlo nelle Regionarie, la selezione web dei candidati Però ora bisogna stringere, per placare l’insofferenza. Un clima in cui molti hanno notato le dimissioni da coordinatore regionale in Calabria di Aurelio Misiti, ex parlamentare molto stimato dai colleghi. Un addio che Misiti ha motivato così: “La mia professione di medico e i ruoli di rappresentanza nelle società scientifiche di cui faccio parte, richiedono un mio maggiore impegno temporale”. La certezza come ci giunge dai piani altri del Movimento 5 Stelle è che: “Conte completerà le nomine in tempi brevi, ci siamo quasi. La lista, è sostanzialmente chiusa”.
I gruppi territoriali devono partire. “Abbiamo ricevuto oltre 17mila richieste di adesione ai gruppi” dicono ancora i 5 stelle. E le sedi? A rispondere è Crimi: “I regolamenti hanno sempre parlato di spazi fisici, le sedi sono un’altra cosa, anche a livello normativo. Non ci servono ora”. Però la macchina deve mettersi in moto: anche se un tentativo di lavoro coordinato c’è, grazie ai referenti regionali. Lo dimostra la presentazione di mozioni contro le trivelle in Puglia e nelle Marche, come in diversi Comuni.