Novità pensioni: cosa cambia per le donne. E a novembre una sorpresa…

Nel panorama delle politiche pensionistiche in Italia, il governo sta esaminando una nuova soluzione che potrebbe influenzare il futuro dei sistemi di pensionamento per le donne. Questa nuova “Quota” è attualmente oggetto di attenzione da parte del governo, che ha avviato le consuete simulazioni per valutare i costi e le possibili implicazioni. La proposta comporterebbe alcune correzioni rispetto alle attuali regole del sistema contributivo. Uno degli aspetti principali di questa proposta è che, per poter accedere alla pensione, non sarebbe più necessario aver maturato una pensione almeno 2,8 volte quella minima. Invece, si sta valutando di abbassare questa soglia a un intervallo compreso tra 2 e 2,5 volte la pensione minima.

Un punto importante da notare è che, per le lavoratrici che sceglieranno di utilizzare questa nuova “Quota”, ci sarà il solito ricalcolo della pensione in base al metodo contributivo. Questo ricalcolo ha solitamente comportato una penalizzazione significativa sull’assegno pensionistico, con decurtazioni che possono variare dal 20% al 30%. Tuttavia, con il pensionamento ritardato fino a 64 anni, l’impatto potrebbe essere meno oneroso.

Ma perché il governo sta cercando una nuova soluzione per il pensionamento delle donne? La risposta risiede in un meccanismo introdotto lo scorso anno che ha limitato l’accesso ad “Opzione donna” solo a determinate categorie di lavoratrici. Queste categorie includono, ad esempio, le donne che hanno assistito da almeno sei mesi un coniuge o un parente di primo grado con handicap grave, o un parente di secondo grado che non può essere accudito da altri. Inoltre, le donne con una capacità lavorativa ridotta, caratterizzate da un’invalidità di almeno il 74%, possono accedere all’opzione. Questo meccanismo ha praticamente chiuso la porta all’uscita anticipata dal lavoro per la maggior parte delle donne, con poche domande presentate.

Per affrontare questa situazione, nelle scorse settimane è stato proposto un nuovo meccanismo: una specie di “Ape donna”. Questo sistema funzionerebbe in modo simile all’attuale “Ape sociale”, che è un tipo di prepensionamento, ma sarebbe esteso alle donne. Secondo questa proposta, le donne potrebbero ritirarsi dal lavoro a 63 anni (o addirittura a 60 anni, secondo alcune valutazioni) e ricevere un assegno fisso per 12 mensilità, con un importo massimo di 1.500 euro, che non sarebbe rivalutato nel tempo. Una volta raggiunta l’età della pensione, si passerebbe automaticamente dall’Ape all’assegno pensionistico. Tuttavia, l’Ape sociale avrebbe le stesse restrizioni applicate attualmente a “Opzione donna”, quindi sarebbe riservato alle donne che svolgono l’attività di “caregiver” o che hanno un’alta percentuale di invalidità.

Tuttavia, è importante notare che il pacchetto pensioni in fase di elaborazione deve affrontare alcune restrizioni legate alle risorse finanziarie limitate disponibili. C’è già conferma dell’intenzione di mantenere la “Quota 103”, che consente il pensionamento anticipato a 62 anni con 41 anni di contributi. Tuttavia, questo meccanismo non è particolarmente favorevole alle donne, dato che a 62 anni di età, in media, le lavoratrici hanno accumulato solo 28 anni di contributi. Questa situazione rende necessaria l’adozione di una soluzione “ad hoc” per le donne.

Infine, a novembre i pensionati italiani potrebbero ricevere una piccola sorpresa. Il governo ha annunciato l’intenzione di restituire subito la quota di inflazione non riconosciuta all’inizio dell’anno, anticipando un conguaglio che normalmente sarebbe arrivato nel 2024. L’importo di questa somma unica dovrebbe variare da circa 50 euro per le pensioni pari al minimo Inps (525 euro mensili) a poco meno di 200 euro per chi ha un trattamento pari a quattro volte il minimo (2.102 euro lordi mensili). Le pensioni superiori a questa soglia avranno comunque un conguaglio, ma con una riduzione in base alla scala prevista, che per gli assegni più elevati (oltre i 5.254 euro lordi) comporterà un recupero limitato al 32% dell’incremento.

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