Nell’ultima puntata di Dimartedì (La7) c’è stato un duro botta e risposta tra Pier Luigi Bersani e Alessandro Sallusti sul governo Meloni e sul dl Pubblica Amministrazione. Nei giorni scorsi, infatti, è stato approvato questo ddl che contiene emendamenti che escludono il controllo della Corte dei Conti sulle spese del Pnrr e del Pnc (Piano nazionale per gli investimenti complementari).
Sallusti dissente dalle affermazioni precedenti dell’ex deputato di LeU, che ha evidenziato i tratti illiberali dell’attuale esecutivo, restio ai contrappunti della Corte dei conti, dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), di Bankitalia e dei sindacati. “Ma un governo ha diritto di provare a governare – chiede Sallusti – o deve arrivare in fondo alla catena di pesi e contrappesi?”.
Bersani risponde: “Provavano a governare anche Craxi e Moro. C’erano la Corte dei conti e Bankitalia anche allora, eh? Una volta era liberale lei. Quindi, dovrebbe sapere che il tema dei contrappesi è nella logica liberale, non di quella dei rivoluzionari di sinistra. I contrappesi – sottolinea – li hanno inventati i liberali. Il problema di questo paese è che i liberali non ci sono. Ci sono i sedicenti liberali. Allora, io vorrei che lei fosse tranquillo, perché la Meloni non perderà mai su questo”.
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Bersani poi ammonisce il direttore di Libero per via di un suo editoriale contro la Cgil, che nell’ordine del giorno approvato il 5 giugno all’Assemblea generale ha annunciato probabili mobilitazioni e scioperi contro le politiche di austerity del governo e la mancanza di un dialogo negoziale. Sallusti ha concluso il suo attacco (esteso anche all’Associazione Nazionale Magistrati e a una generica sinistra “non sana”), bollando i leader della Cgil come soggetti che fanno i propri interessi, che “non hanno mai lavorato un giorno” e che “pensano solo alla poltrona”.
“Lei oggi ha scritto una cosa che mi ha dato fastidio – spiega Bersani – Vorrei dirle che sia Maurizio Landini, sia Vincenzo Colla, che era il suo contendente al congresso, sono due metalmeccanici che hanno lavorato in fabbrica. Se poi lei viene con me e passiamo mezza giornata negli uffici di un patronato sindacale, poi alla sera ci diciamo, a quegli stipendi lì, se lavorano più loro o io o lei. Attenzione, Sallusti: anche il linguaggio conta“.
Sallusti ribatte: “Prendo atto che lei dica che i sindacati pagano troppo poco i loro dipendenti. Mi spiace”.
“Certo, non possono pagarli quanto un direttore di un giornale – risponde Bersani – Non allunghiamola, Sallusti. Qua offendere la gente non va bene“. “E allora accorciamola – rilancia il direttore di Libero – Perché le contestazioni che fa alla Meloni non le ha fatte anche a Conte e a Draghi?”. Bersani risponde: “Guardi che le leggi sui controlli concomitanti sono due: una è del 2004 e l’altra è del 2009. Le avete fatte voi“.