Padellaro avverte Meloni: “Referendum premierato? Renzi e Berlusconi…” IL VIDEO

Antonio Padellaro e la battuta in studio sul premierato: "È la sorella..." Risate a Tagadà.

Antonio Padellaro de Il Fatto Quotidiano ha partecipato in diretta a Tagadà. “Il premierato? È la sorella di tutte le riforme, non la madre”. Poi aggiunge: “I referendum portano fortuna? No, devo dire che appare uno dei pasticci più incredibili che sono stati generati dalla politica. Però devo dirti una cosa. La stessa Meloni ha detto che vuole andare al referendum confermativo. È un grande favore fatto all’opposizione. Cioè, l’opposizione che era silente da un anno e mezzo si è vista recapitare questo regalo. Avendo già alle alle spalle la vittoria nei referendum di Berlusconi e poi di Renzi, Meloni rischia. Anche se alla fine deciderà l’elettorato” conclude Padellaro nel suo intervento.

Il referendum sul premierato si farà?

Durante l’ultima edizione del TG La7 di Enrico Mentana sono stati mostrati gli ultimi sondaggi. Non solo, perché a un certo punto il noto conduttore ha mostrato un particolarissimo sondaggio che riguarda uno degli argomenti più discussi in questo periodo. Il premierato. Sì, perché la premier Meloni ha approvato in Consiglio dei ministri l’elezione diretta del presidente del consiglio. Ma cosa pensano gli italiani di questa riforma costituzionale? Ebbene, nel sondaggio di SWG vediamo come il 38% non sia d’accordo, mentre il 34% è favorevole e il 28% non si esprime. Ben il 69% degli elettori della maggioranza sarebbe favorevole al premierato, mentre il 61% di quelli dell’opposizione non sarebbe per nulla d’accordo.

I voti che mancano per evitarlo

Ricordiamo che dopo l’approvazione del testo da parte del Consiglio dei ministri, ogni legge costituzionale deve passare per due letture da parte di entrambi i rami del Parlamento. Questo a distanza di almeno tre mesi tra una lettura e l’altra, e a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Ma questo può non bastare. Se le Camere nella seconda votazione non registrano il sì con la maggioranza dei due terzi dei loro componenti, il testo (entro tre mesi dalla pubblicazione), può essere sottoposto a referendum confermativo (ma senza quorum del 50% dei votanti) se ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Per la maggioranza di centrodestra questo significa (ammesso che Italia Viva voti la riforma) andare a conquistare almeno 21 deputati e 14 senatori nelle fila delle opposizioni.

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