Pensioni, batosta del governo su minime e Opzione Donna. La reazione dei sindacati: “Non hanno i soldi, di che parliamo?”

Ci sono importanti novità che riguardano le pensioni e in particolare Opzione Donna. Il governo starebbe lavorando a un’estensione della misura pensata per permettere alle donne di lasciare in anticipo il lavoro. L’idea potrebbe essere quella di eliminare per le categorie di beneficiarie (caregiver, invalide almeno al 74% e licenziate da aziende in crisi) il paletto dei figli per anticipare ulteriormente il pensionamento da 60 a 58 anni. L’ipotesi, allo studio della maggioranza è però complicata dalla questione delle coperture che lasciano poco spazio in Manovra.

Tra l’altro alla fine degli incontri tra governo e sindacati, il segretario generale della Cgil ha detto: «Sono incontri finti. Non hai un euro, non metti un euro, di cosa stiamo parlando? Le promesse che questo governo ha fatto in campagna elettorale oggi sono cose che non stanno in piedi, non c’è superamento delle Fornero, non ci sono i 41 anni, non c’è una pensione di garanzia. Siamo di fronte a una manovra, per ora per quello che si capisce che non è quella che a noi serve».

La Cisl ha ribadito la richiesta al governo sul ripristino della misura Opzione donna senza condizionalità. Dice il segretario della Cisl, Luigi Sbarra: «Noi pensiamo che ‘Opzione Donna’ vada prorogata per il 2024 e per il 2025 eliminando le condizionalità che il governo ha introdotto nell’ultima legge di bilancio”. Per il sindacalista «bisogna ripristinare l’età che c’era prima e bisogna sostenere le donne. E inoltre bisogna contrattare per le donne un anno di contributi in più per ogni figlio: in questo modo diamo un chiaro segnale alla famiglia, sosteniamo la genitorialità, incoraggiamo la natalità».

La sessione di bilancio è alle porte e uno dei temi centrali, come ogni anno del resto, sarà quello della riforma delle pensioni. Le risorse a disposizione sono ridotte e alcune delle misure che i partiti di maggioranza avevano inserite nel loro programma elettorale dovranno aspettare anche stavolta. Ad esempio Quota 41, un cavallo di battaglia della Lega, o l’aumento delle pensioni minime a mille euro che chiede Forza Italia sicuramente non potranno essere realizzate per il 2024. Per il prossimo anno, tuttavia, sono comunque in arrivo una serie di rivalutazioni e conguagli.

Anche il prossimo anno, infatti, non mancherà la rivalutazione delle pensioni dovuta all’aumento del costo della vita. Le variazioni dei prezzi vengono registrate dall’Istat e sulla base di queste gli importi del trattamento pensionistico variano: da gennaio 2023, ad esempio, c’è stato un adeguamento sulla base dell’inflazione arrivato fino al 7,3%. L’adeguamento per il prossimo anno verrà stabilito entro il 20 novembre 2023 e poi sarà un decreto del ministero dell’Economia a indicare la variazione per la perequazione delle pensioni.

Cos'è e come funziona Opzione Donna

Ad ogni modo, per quanto riguarda le altre misure, per tutto il prossimo anno dovrebbe essere confermata Quota 103, che permette di andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi e 62 anagrafici. La misura era stata varata durante il governo di Mario Draghi e la Lega puntava a modificarla togliendo il requisito anagrafico: questo prevederebbe però un esborso di diversi miliardi dalle casse dello Stato che però non è sostenibile.

Per il 2024 dovrebbe anche essere confermata Opzione donna, che nell’ultima legge di bilancio il governo aveva limitato a precise figure: invalide, caregiver o dipendenti di aziende in crisi. Sulle pensioni minime, invece, Forza Italia si è sempre detta impegnata per portarle a mille euro entro la fine della legislatura: un obiettivo però impossibile da raggiungere quest’anno. Al momento queste sono state portate a 600 euro e potrebbero esserci dei nuovi aumenti (anche se lievi) in Manovra: tutto però, ancora una volta, dipende dalle reali risorse a disposizione.

Ricordiamo che Opzione Donna è una politica pensionistica introdotta in Italia per consentire alle donne di andare in pensione in anticipo rispetto alle regole pensionistiche standard. Questa opzione è stata introdotta per riconoscere le differenze di genere nei percorsi lavorativi delle donne e per affrontare le sfide legate alla parità di genere nella previdenza sociale.

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