Pensioni, le novità di settembre e Opzione donna: l’età per lasciare potrebbe salire a…

Torniamo a parlare di pensioni ed in particolare di Opzione Donna. L’idea del governo sarebbe quella di ampliare la platea per far andare in pensione anticipata non solo disoccupate, disabili e chi si occupa di anziani e malati, ma anche le altre donne. O almeno parte delle 20mila persone escluse quest’anno dopo la stretta ai criteri d’accesso, senza distinzioni legate al numero di figli o alla mansione ricoperta.

Come riporta Il Messaggero, il ministero del Lavoro è in pressing su quello dell’Economia per trovare le risorse necessarie all’ampliamento della platea. L’obiettivo è coinvolgere fino a 10mila donne in più, da mandare in pensione probabilmente con 35 anni di contributi e almeno 60, 61, 62 o 63 anni d’età (contro i 58 per le dipendenti e i 59 per le autonome, come da regole 2022). La fusione con lo strumento Ape sociale, destinato ai lavoratori gravosi, è invece un’ipotesi che al momento viene esclusa dallo stesso ministero del Lavoro.

Le categorie di donne coinvolte quest’anno possono uscire dal lavoro a 60 anni d’età (con sconto di uno o due anni in base al numero di figli) e 35 di contributi. Sempre con il ricalcolo contributivo, che porta a una riduzione dell’assegno fino al 30%. Allargare lo strumento costerebbe qualche centinaia di milioni e la ministra Marina Calderone ci lavora da mesi. Per questo vorrebbe che la prossima legge di Bilancio fosse lo strumento giusto per “rimediare” al taglio di un anno fa, con la platea delle donne che possono accedere allo scivolo pensionistico scesa da 23mila a circa 3mila.

Allora la scelta era stata giustificata da motivi di cassa: non ci sarebbero state abbastanza risorse vista la necessità di affrontare la crisi energetica, che avrebbe assorbito quasi tutti i soldi a disposizione. I paletti messi quest’anno dal titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, sono ancora abbastanza stringenti: «andranno fatte delle rinunce» ha spiegato. Tra diversi capitoli da finanziare, regole europee stringenti che stanno per tornare, scelta di non aumentare nessuna tassa e rallentamento del ritmo di crescita di tutte le economie Ue, compresa l’Italia, la coperta è corta.

Anche al ministero dell’Economia, però, non sfugge l’emergenza pensioni legata soprattutto a donne e giovani. Categorie sociali con stipendi in media più bassi, carriere più piatte o discontinue e prospettive pensionistiche peggiori degli uomini per età e assegni previsti: gli effetti sociali nei prossimi anni potrebbero essere molto pericolosi, come sottolineato più volte dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Calderone punta sulla sua sponda. L’intenzione dichiarata dalla premier è aiutare le donne, che vorrebbe rappresentare, partendo dalla consapevolezza che questa formula di anticipo pensionistico, così come è ora, non funziona. Entro fine anno, infatti, il numero effettivo di donne che andranno in pensione con l’Opzione potrebbe essere addirittura inferiore alle 3mila previste.

La buona notizia, però, è che per le pensioni di settembre 2023 ci sarà un aumento. Come ricorda Il Corriere della Sera, l’Inps aveva autorizzato il pagamento degli arretrati e degli aumenti ai pensionati e ora è arrivato finalmente il momento dell’accredito. Sommando arretrati e rimborsi fiscali, c’è chi potrebbe vedere lievitare l’assegno fino a 250 euro. Ad ammorbidire però l’impatto, almeno per il mese di settembre, sono le trattenute per le addizionali comunali, regionali e dell’Irpef. Mentre il governo si appresta ad affrontare il tema scontate della riforma pensionistica (a fine anno scade Quota 103), vediamo come miglioreranno e per chi gli assegni nei prossimi mesi. A seguito del taglio del cuneo fiscale, previsto dalla Legge di Bilancio 2023, gli under 75 anni che percepiscono la pensione minima vedranno un incremento di 1,5 punti. Per gli over 75 l’aumento è di 6,64 punti percentuali, per un importo minimo di 600 euro al mese.

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