Michele Santoro non è certo uno che le cose le manda a dire. Sabato sera alla Versiliana Michele Santoro, assieme a Raniero La Valle, Luigi De Magistris e Ginevra Bompiani ha lanciato un appello “per rendere visibile il popolo del no alle armi“, spiegando che “Non è la costituzione di un nuovo partito, è un grido di dolore e un sogno che a fine settembre potrebbe trovare forme originali per diventare realtà. Un sogno che non chiude alla collaborazione con gli altri ma cerca la strada migliore per esistere e dare il proprio contributo”. Quello della Versiliana è stato un test, spiega Santoro “per capire se quello mio e di Raniero è un sogno condiviso da molti, un ponte verso la nostra Assemblea del 30 settembre. In quella occasione sarà chiaro se e in quale forma può cominciare ad esistere “il partito che non c’è”, se vale la pena presentare una lista alle elezioni europee”.
Nel suo infuocato intervento sul palco, l’ex conduttore di Servizio Pubblico ha fatto un’analisi molto lucida di quella che è la situazione geopolitica attuale. Ha parlato del problema dei migranti, che Salvini e Meloni non sono riusciti a gestire, mentre quando erano all’opposizione ne parlavano tutti i giorni. Santoro ha poi ripreso le parole della Meloni (‘dobbiamo portare la NATO in Africa’): una frase che gli ha ricordato non poco quello che diceva Mussolini e quindi il colonialismo di inizio Novecento. In particolare si è soffermato sulla guerra in Ucraina, che a suo dire dovrebbe essere il primo punto di un eventuale programma della sinistra alle prossime elezioni politiche: “Se non proponete una soluzione al conflitto in Ucraina – spiega Santoro – tutte le belle parole sui salari minimi e per i lavoratori saranno vane”.
Un video, quello che vi facciamo vedere in fondo all’articolo, che mostra a 360 gradi il punto di vista di Michele Santoro sui maggiori problemi di attualità. Sul tema migranti, fra l’altro, in questi giorni è intervenuto anche il capo della Caritas Pagniello: “Inflazione e lavoro povero sono i nuovi pesi che si scaricano sulle fasce più povere della popolazione, alle quali occorre proporre politiche concrete che le aiutino a vivere dignitosamente”. È l’allarme che lancia don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, alla vigilia della ripresa delle attività di Governo e Parlamento, che culmineranno con la nuova Legge finanziaria, in una situazione di rincari e di spaesamento.
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“L’aumento dei prezzi, che ormai va avanti da più di un anno – ricorda don Pagniello – anche se può dirsi un fenomeno trasversale, non pesa alla stessa maniera sulle famiglie. Chi ha redditi più bassi infatti spende di più, in proporzione, per ciò che è indispensabile, in particolare per i beni alimentari e l’energia, gli stessi beni che di fatto hanno avuto i rincari più elevati”.
“I dati che abbiamo pubblicato lo scorso giugno ci confermano inoltre come purtroppo a chiedere aiuto presso le Caritas diocesane siano non solo persone che fanno fatica a trovare un lavoro, disoccupati o inoccupati (48,0%), ma anche tanti occupati che sperimentano condizioni di indigenza (22,8%). Alcune categorie risultano poi particolarmente esposte; tra gli operai e assimilati, ad esempio, l’incidenza della povertà assoluta raggiunge il 13%; nel 2007 si attestava appena all’1,7%”, aggiunge il direttore di Caritas Italiana.