In questi giorni si sta parlando della proposta (che torna ciclicamente) della Lega secondo la quale il crocifisso deve diventare obbligatorio nelle scuole e nei luoghi pubblici. È una proposta che la destra ripropone ciclicamente nel nostro Paese, ancor più quando ci sono le elezioni all’orizzonte. Su questo argomento il direttore della versione online del Fatto Quotidiano ha fatto un video in cui spiega che Salvini ha intenzione di posizionarsi su un argomento che in Italia riguarda molte persone. Anche se, spiega Gomez, molti non frequentano chiese e messe, nonostante si dichiarino cattolici. Se questo sposterà voti in vista delle Europee? Gomez è laconico: forse. Ma di sicuro è una mossa che torna sempre quando si è in perenne campagna elettorale, anche perché Salvini vuole “rubare” voti a Tajani e Meloni in vista del voto dell’anno prossimo. Infine Gomez si chiede: siamo in uno Stato laico, quindi perché ci deve essere il crocifisso? È solo politica, conclude.
Sul sito del Fatto Quotidiano c’è poi un’attenta analisi su questa proposta, definita “esercitazione tecnica per le prossime prove elettorali europee dove fa immancabilmente capolino la gara, a destra, su chi è più in grado di fermare i disperati che fuggono dalla fame e dalle guerre anche con marchingegni improbabili come i blocchi navali”.
Oggi, riporta il Fatto, in questa competizione muscolare anti disperati con il partito del presidente Meloni, la Lega dell’uomo col Rosario in mano cala un vero e proprio asso assimilando l’identità religiosa del nostro Paese, per definizione aconfessionale perché laico, alla esposizione per decreto della Croce negli edifici pubblici e non solo. Il tutto condito da corpose sanzioni pecuniarie, proponibili solo nei paesi integralisti e nelle repubbliche delle banane. Un uso strumentale lontano anni luci dal significato teologico più ricorrente che interpreta la Croce come un segno di speranza, di perdono dei peccati e di riconciliazione di Dio con l’umanità.
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Nella proposta della Lega si legge: il crocifisso è un elemento «essenziale e costitutivo e perciò irrinunciabile del patrimonio storico e civico-culturale dell’Italia», e per questo dovrebbe essere «obbligatoriamente» esposto in luogo «elevato e ben visibile». Non solo nelle scuole, come qualcuno torna a sostenere all’inizio di ogni nuovo anno scolastico, ma in tutti gli uffici della Pubblica Amministrazione, «nelle università e nelle accademie» nelle stazioni, nelle carceri, negli ospedali, nei porti e negli aeroporti, nei seggi elettorali.
La proposta è della deputata leghista Simona Bordonali, prima firmataria della pdl presentata alla Camera e denominata «Disposizioni concernenti l’esposizione del crocifisso nelle scuole e negli uffici delle pubbliche amministrazioni». La proposta – che prevede una sanzione da 500 a mille euro per chi rimuove il simbolo «in odio a esso» – è sostenuta dalla Lega e ha tra i suoi obiettivi elencati nei cinque articoli del testo «testimoniare, facendone conoscere i simboli, il permanente richiamo del Paese al proprio patrimonio storico-culturale che affonda le sue radici nella civiltà e nella tradizione cristiana».
Cancellare i simboli della nostra identità collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i princìpi su cui si fonda la nostra società», spiega la deputata bresciana, riferendosi alle «polemiche relative alla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, documentate dalla stampa e dai mezzi di comunicazione nazionali». Se qualcuno dovesse richiedere la rimozione del crocifisso, in nome della libertà di religione, il gesto verrebbe considerato «inaccettabile per la storia e per la tradizione dei nostri popoli». «Se la decantata laicità della Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata nel senso di introdurre un obbligo giacobino di rimozione del crocifisso», spiega dura la proposta.