“Quello che lasciamo sulle spalle dei nostri figli dovrebbe farci pensare: questo mondo in braghe di tela, con Venezia che se non facciamo qualcosa nei prossimi cinquant’anni sarà sommersa dalle acque… Poi diciamo un’altra cosa: il superbonus poteva essere migliorato, fatto meglio, certo. Ma dopo la pandemia tutti i governi del mondo hanno speso un mucchio di soldi. Il punto è perché oggi mancano i soldi? Perché manca lo sviluppo? Certo, c’è la recessione causata dall’inflazione e sarebbe sbagliato accusare il governo che noi i soldi che abbiamo del PNRR non siamo capaci di spendere. Io dico addirittura una cosa: non tutto è responsabilità di questo governo, sono stati commessi degli errori persino dal governo Draghi. Io mi ricordo che uno dei problemi più grossi è stato non essere in grado di spendere i soldi nei comuni, perché non c’era il personale tecnico e perché l’Europa aveva detto che ‘noi questi soldi te li diamo non per assumere persone a tempo indeterminato, ma a tempo determinato’. Insomma allo stato attuale ci sono tanti responsabili, non bisogna dimenticare che quello che è stato fatto per far uscire l’Italia dalla situazione del Covid” spiega Gomez nel suo intervento. Che poi elenca tutti i progetti esclusi dal PNRR.
Tredici miliardi in meno ai comuni. Con la promessa di rifinanziarli. Tagli alle infrastrutture e alle “piccole opere” per sei miliardi. Stop anche alla rigenerazione urbana e alla riduzione del rischio idrogeologico. Il nuovo Pnrr del governo Meloni vede l’eliminazione dei fondi su alluvioni, welfare e Ilva. Mentre arrivano 4 miliardi all’Ecobonus sociale per l’efficientamento energetico delle abitazioni. Si rimodulano 787 milioni per l’alta velocità al Sud. E alle imprese vanno 6,2 miliardi per gestire la transizione verde. Con Repower Eu che finisce in un capitolo del Recovery Plan. Mentre i sindaci sono preoccupati. Il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci si chiede chi finanzierà i progetti. «Molti riguardano proprio il dissesto. Una parte era destinata al ripristino delle strade interrotte o franate», fa notare.
Il Corriere della Sera spiega che con la riscrittura del Pnrr i Comuni perdono 13 miliardi sui 15,9 totali di sconto. Sei riguardano gli interventi di efficienza energetica, 3,3 le misure di rigenerazione urbana, 2,5 i piani urbani integrati. Secondo Raffaele Fitto gli investimenti per le strade vengono eliminati perché non ammissibili nel Pnrr. 900 milioni in più vengono impegnati per la realizzazione di nuovi asili. Escluse anche la ferrovia Roma-Pescara, due lotti della Palermo-Catania e gli investimenti per l’Ertms (European rail traffic management system). Le risorse finiscono sulla Napoli-Bari e in altri lotti in Sicilia. Anche i crediti di imposta saranno corretti. In totale alle abitazioni private vanno 4 miliardi. Con il meccanismo delle detrazioni fiscali. E vincoli che le renderanno disponibili solo alle fasce a basso reddito. Un pacchetto di misure è riservato alle imprese, con uno stanziamento di 6,3 miliardi di euro.
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Saranno incentivati gli «interventi innovativi, volti all’efficienza energetica e all’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili». Il Sole 24 Ore segnala il credito d’imposta per l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili (1,5 miliardi). E un sostegno per l’autoproduzione energetica “verde” delle Pmi (32o milioni, ribattezzato Sabatini green). Mentre 400 milioni serviranno a migliorare prestazioni e sostenibilità di vari settori, dall’agroalimentare al vivaismo. Nel complesso sono state modificate 144 misure su 349 per permettere al Pnrr di marciare più velocemente e centrare i prossimi target. Intanto gli studentati continuano a occupare i pensieri del ministero dell’Università. Dopo aver proposto di non conteggiare più i 7.500 posti letto previsti entro dicembre 2022 ai fini della terza rata del Piano, limitandosi al target finale (60mila entro il 2026) il Mur chiede che le risorse salgano di 300 milioni rispetto ai 960 originari.
Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro chiede al governo garanzie per iscritto: «Pretendiamo che ci venga assicurato che questi fondi vengano stanziati contemporaneamente allo spostamento dei fondi del Pnrr. Non vogliamo correre rischi». Perché, spiega a Repubblica, «i comuni sono le uniche amministrazioni pubbliche che stanno spendendo con rapidità ed efficienza queste risorse a differenza di quanto accade per alcuni soggetti attuatori che non hanno neanche predisposto i progetti. È quello che voglio dire è che comunque i comuni non si fermeranno e andranno avanti, ma dal governo ci aspettiamo risposte certe». Ricci, in un colloquio con il Corriere, è ancora più netto: «Non esiste nessun problema di ritardo da parte dei comuni. Anzi, i comuni stanno spendendo meglio e più velocemente di qualsiasi altro ente. Si stanno rivelando molto più efficienti dei ministeri, delle regioni. Non c’è paragone. Quindi la questione non riguarda assolutamente rallentamenti o difficoltà da parte nostra. Questo è bene chiarirlo». Infine, la proposta: «Anche noi Comuni vorremmo dire la nostra sul programma RePower, non lo decidono solo i ministeri, chiediamo di finanziare i pannelli fotovoltaici su tutti i tetti delle scuole e degli edifici pubblici, la sostituzione negli impianti di illuminazione di lampade a led. Garantiremmo l’efficientamento energetico che è una delle linee di indirizzo del Pnrr e facciamo risparmiare la bolletta dei Comuni».