Poliziotti arrestati a Verona, ecco cosa hanno fatto

La notizia del giorno è che ci sono stati diversi arresti tra le forze di Polizia. Un qualcosa che non avviene così spesso, ma che getta luci e ombre sulla Questura di Verona. Dopo lo vergogna della caserma dei carabinieri Levante di Piacenza, si apre un nuovo scandalo per le nostre forze di polizia. Questa mattina sono finiti agli arresti domiciliari cinque poliziotti (un ispettore e altri 4 agenti) che all’epoca dei fatti prestavano servizio al Nucleo Volanti, la sezione che in macchina pattuglia giorno e notte il territorio. Le accuse sono, a vario titolo, di tortura, lesioni aggravate, peculato, rifiuto ed omissione di atti di ufficio e, infine, falso ideologico in atto pubblico. Ad eseguire gli arresti altri uomini e donne con la divisa della Polizia: a lavorare sull’indagine, aperta nell’autunno scorso, la Squadra Mobile veronese.

Secondo le accuse, gli agenti avrebbero in diverse occasioni pestato persone fermate per strada nel corso di controlli, per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti. Non si tratta di un caso isolato: oltre ai cinque arresti, ci sono una decina di poliziotti indagati. Lo dimostra il trasferimento (alcuni per non aver impedito le violenze) nelle settimane scorse di una ventina di agenti per rilievi di natura penale e disciplinare. L’indagine è stata seguita direttamente dagli uffici centrali della Polizia di Roma che hanno offerto la massima collaborazione alla procura di Verona.

Gli arrestati avrebbero costretto un ragazzo, fermato per l’identificazione, a fare pipì per terra e poi lo hanno trascinato in quella direzione “impiegandolo come uno straccio per pulire il pavimento”. Un altro lo hanno preso a calci alla testa fino a fargli perdere i sensi. E ancora: spruzzavano lo spray urticante negli occhi dei fermati, insultandoli con frasi del tipo “tunisino di merda, figlio di puttana, cosa ci fai qui?”. Lo facevano perché odiavano “i neri”, sostiene il giudice che disposto gli arresti domiciliari per cinque agenti della squadra Volanti della Questura di Verona. Per due di loro è infatti stata contestata l’aggravante dell’odio razziale.

Un uomo, per esempio, “è stato trascinato per gli arti fino alla stanza ‘Fermati’, per poi depositarlo a terra dove giaceva ancora umido di urina per oltre venti minuti in preda a spasmi cagionati da difficoltà respiratorie, dovute al precedente uso sulla sua persona dello spray”. E quando era disteso al suolo “lo deridevano e gli puntavano contro, a intermittenza, una torcia”.

Scandalo nella Polizia, ecco cosa è successo nella Questura di Verona

Eccolo il campionario delle violenze all’interno della Questura di Verona, così come sono state ricostruite dagli investigatori della Squadra Mobile veronese chiamati dalla procura ad indagare sui loro colleghi. “E’ stato doloroso ma doveroso”, ammette il questore Roberto Massucci. “Siamo stati molto attenti a essere scrupolosi a raccogliere tutti gli elementi tecnici e testimoniali necessari a portare avanti queste indagini. Nel tempo mi sono premunito di avvicendare dal reparto volanti tutti quei poliziotti che magari non avevano agito ma erano presenti”.

Nel registro degli indagati ci sono almeno 15 nomi di uomini e donne con la divisa. Il campionario, riassunto nelle 169 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmato dalla gip Livia Magri, è agghiacciante, per usare le parole del Questore di Verona. “Una consuetudine nell’utilizzo ingiustificato di violenza fisica da parte degli indagati su soggetti sottoposti a controllo o fermi” scrive la giudice. Dopo i pestaggi, il gruppo si vantava. “Com’è che non l’ha ammazzato?”, si dicevano, ridendo. “Mi raccomando quelle che non gli hai dato prima, dagliele dopo”.

L’indagine ruota attorno a un agente, Alessandro Migliore, 25enne di Torre del Greco da due anni in servizio a Verona, al quale vengono contestati due dei sette episodi di tortura e prevaricazione fisica, documentati, nel corso dei sette mesi del lavoro degli investigatori, dalle immagini delle videocamere nascoste che la Mobile ha piazzato nella sala ‘Fermati’ della Questura. Un locale che non è lontano dalla vista ma è una sorta di acquario con una vetrata in plexiglass. Dunque difficile pensare che nessuno, oltre agli arrestati, agli indagati e alla ventina di agenti trasferiti, abbia visto niente.

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