Ponte sullo Stretto, gli esperti sbugiardano Salvini: “Troppo lungo”

Sul Fatto Quotidiano un gruppo di esperti ha pubblicato una lettera di critica nei confronti del Ponte sullo Stretto di Salvini.

Sul Fatto Quotidiano un gruppo di esperti ha pubblicato una lettera di critica nei confronti del Ponte sullo Stretto di Salvini. La pubblicazione della lettera firmata da rinomati professori di ingegneria sulle pagine del quotidiano “Il Fatto” dovrebbe scuotere le coscienze dei cittadini e innescare un dibattito costruttivo tra le forze politiche. Questo dibattito dovrebbe basarsi su questioni tecniche concrete anziché su chiacchiere prive di fondamento. Gli autorevoli accademici hanno sollevato un punto cruciale: finora nessuno ha mai realizzato un ponte a campata unica di 3300 metri, mentre il più lungo, solo stradale, raggiunge i 2000 metri. Emerge chiaramente la complessità tecnica nel far passare un treno su una struttura del genere, dato che il ponte ferroviario a campata unica più lungo attualmente in costruzione sarà di soli 1480 metri. Il problema principale risiede nell’instabilità di tali ponti dovuta alle oscillazioni del vento, considerando che un treno può pesare più di 600 tonnellate.

La denuncia degli esperti

La vera questione qui è la mancanza di coinvolgimento delle istituzioni competenti come il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, la Commissione Valutazione Impatto Ambientale e soprattutto dell’Ansfisa (Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria). È evidente che la politica stia discutendo di questioni tecniche senza un reale fondamento tecnico. Eppure, nonostante queste critiche fondamentali, si procede con gli espropri dei terreni senza un progetto esecutivo validato e certificato dai competenti organi pubblici. Questa situazione è paragonabile a comprare le piastrelle per una casa che non è ancora stata progettata, è una follia. Considerando che queste osservazioni provengono da professionisti di indiscusso valore, è imprescindibile che l’opinione pubblica dia seguito a tali critiche e che il governo e il Ministero dell’Infrastruttura rispondano in modo adeguato e tecnico. Ci si aspetta che i giornalisti, illuminati da queste critiche, pongano le domande giuste al ministro, basandosi sugli argomenti sviluppati dai tecnici. La questione va oltre la politica partitica: è un problema di sicurezza e competenza tecnica che non può essere ignorato.

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