In queste ore non si fa che parlare dell’aumento del costo della benzina. Il prezzo medio del carburante, infatti, è ai massimi da un anno. Dopo gli aumenti dell’ultima settimana, coincisi con giornate di traffico molto intenso, la verde in modalità self si è attestata a 1,946 euro in crescita di 0,7 centesimi (+0,37%) mentre il gasolio ha oscillato intorno a 1,845 in aumento di +1,7 centesimi (+0,96%). Resta stabile oltre i 2 euro la verde in autostrada, a 2,018 euro a litro in self mentre il gasolio è a 1,932 euro. Nelle Marche la benzina a prezzo più basso 1,925 euro e la più cara in Basilicata a 1,971 euro. La provincia di Bolzano ha il prezzo più alto, 1,984 euro. Se fino al 10 agosto gli aumenti potevano essere almeno in parte giustificati dall’aumento del petrolio (che incide circa la metà sul costo finale) da una decina di giorni il greggio ha iniziato a scendere (da 87 a 84 dollari al barile, – 3,4%). L’introduzione dell’obbligo per i distributori di esporre i cartelli con i prezzi medi nazionali non ha avuto sinora alcun effetto calmierante. Anzi, in molti casi induce chi vende a sconto a riavvicinarsi al prezzo medio.
La componente fiscale pesa sul costo dei carburanti per oltre il 50%, le accise sono fisse ma il gettito Iva (che si applica sul prezzo industriale e sulle stesse accise) sale con l’aumentare dei prezzi. Se gli automobilisti piangono, il ministero dell’Economia ride. Tuttavia il governo ha ribadito in più occasioni di non avere alcuna intenzione di introdurre uno sconto dopo aver eliminato quello di 30 centesimi introdotto dall’esecutivo Draghi. Palazzo Chigi non vuole neppure far ricorso a quanto previsto nel decreto Trasparenza varato lo scorso gennaio in cui si contempla l’uso del meccanismo delle accise mobili (il prelievo scende quando il prezzo sale), misura voluta nel 2008 dall’allora ministro Bersani.
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Assoutenti calcola che “In appena tre mesi, da maggio a oggi, un pieno di benzina costa del nostro paese 7 euro in più mentre per un pieno di gasolio la maggiore spesa sfiora i 10 euro. “Siamo in presenza di una evidente speculazione durante tutta la filiera dei carburanti e prima della vendita alla pompa”, afferma il presidente Furio Truzzi che aggiunge “grazie agli extraprofitti ricavati dai prezzi più alti di benzina e gasolio il governo può e deve abbassare le accise, perché il rischio concreto è quello di un effetto domino con rincari a cascata sugli alimentari e su tutti i beni trasportati, con conseguenze pesantissime sui redditi delle famiglie e sui consumi degli italiani”. “Stangata per il rientro dalle vacanze. Una speculazione bella e buona che colpisce chi sta rientrando dalle ferie o ha deciso di partire solo ora per raggiungere il luogo di villeggiatura”, dice il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona. “In una sola settimana un pieno da 50 litri costa 36 cent in più per la benzina self e 88 cent per il gasolio”
Oggi la guardia di Finanza ha reso noto di aver riscontrato nel mese di agosto 40 violazioni in relazione ai prezzi del carburante di alcuni distributori di Padova. Con l’incremento dell’esodo estivo in concomitanza con il periodo ferragostano, i finanzieri hanno intensificato i controlli in materia di trasparenza dei prezzi del carburante per autotrazione, anche in ragione del contesto di elevata volatilità che ne condiziona l’andamento. Dall’inizio di agosto sono stati effettuati 13 interventi: due nei confronti dei distributori operanti sulle autostrade e 11 nei confronti degli impianti attivi sulla normale rete stradale. Sono state contestate 40 violazioni: 6 per mancata esposizione dei prezzi e/o difformità di quelli praticati rispetto a quelli indicati; 34 per inosservanza degli obblighi di comunicazione all’“Osservaprezzi carburanti”, istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Le contestazioni prevedono sanzioni tra un minimo di 8.100 euro e un massimo di 82.000 euro.
Il Governo Meloni insiste molto sull’esposizione ai distributori di un cartello con i prezzi medi di gasolio e benzina. Questo per evitare possibili “speculazioni”, ma non è servito per abbassare i prezzi. Non sembra essere in vista un taglio delle accise, una misura estremamente onerosa, come abbiamo visto. Lo Stato incassa circa il 60% di ciò che paghiamo alla pompa. Sostenere per sempre un taglio delle accise è complicato da un punto di vista finanziario. Fluttuazioni nei prezzi dei carburanti sono all’ordine del giorno, ma è difficile ipotizzare che il prezzo della benzina scenderà a breve. Questo perché la domanda petrolio sarà ancora in crescita nel 2023, spinta anche dalla Cina. Il taglio delle accise è una misura tampone, ma non può essere una soluzione se lo scenario è quello di un’offerta stabile e una domanda crescente.