Di giornalisti che non hanno paura di dire ciò che pensano ne è pieno il mondo, come l’Italia. Solo che a volte anche i giornalisti rischiano forse un po’ troppo quando superano quella sottile linea rossa demarcata dall’Ordine dei giornalisti. È quanto accaduto a Nicola Porro: il conduttore di Quarta Repubblica ora rischia seriamente di essere processato. Vediamo cosa ha combinato.
L’accusa è di aver intervistato un viceministro ucraino senza contraddittorio. Per questo Nicola Porro è stato convocato dal consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. A darne notizia è stato lo stesso giornalista sul suo sito, scrivendo che “la notizia è clamorosa, ma è difficile dire se sia tragica o comica. Forse entrambe”.
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Il procedimento disciplinare per il quale Porro dovrà presentarsi davanti all’Ordine il prossimo 4 luglio nasce dalla denuncia di “un ricorrente” del quale però non si conosce l’identità. Se ne conoscono, però, le contestazioni mosse a Porro: l’assenza di contraddittorio – a suo dire – durante l’intervista del 22 maggio 2022 a Quarta Repubblica alla viceministra degli Esteri ucraina, Emine Dzhaparova, la quale avrebbe negato la guerra civile in Donbass.
Questo il commento di Nicola porro: “A parte che in trasmissione era presente pure Toni Capuozzo, che da buon giornalista qualche domanda critica alla ministra l’ha fatta eccome. Ma anche non ci fosse stato, stiamo comunque raggiungendo livelli inimmaginabili. Anzi: si sta perdendo il senso della realtà”, ha commentato Porro, ricordando che le “interviste in solitaria” non sono per nulla un’anomalia e che “in questo caso parliamo di una persona che ha il proprio Paese sotto le bombe“.
“Che senso ha aprire una contestazione deontologica per chiedere conto di come sia stata condotta un’intervista? Il prodotto può essere buono o cattivo, egregio o pessimo, non certo oggetto di censura deontologica”, ha detto Porro, aggiungendo che “se la linea diventa questa, il sottoscritto corre il rischio di dover passare tutte le settimane davanti alla commissione di disciplina per spiegare il modo in cui fa le interviste”. “Non è una cosa mostruosa? Certo, se poi il consiglio di disciplina chiama, bisognerà pur presentarsi”, ha proseguito, avvertendo però di non voler sentire parlare di “atto dovuto”. “L’atto dovuto – ha commentato – è la foglia di fico dietro la quale si nasconde l’intimidazione.
Infine, una notazione su quanto la vicenda sia paradossale anche alla luce di un’altra circostanza: pochi giorni fa Porro è stato travolto dalle polemiche per l’accusa, falsa, di non aver dato la mano al presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel corso della puntata di Porta a Porta. Insomma, è stato investito da sospetti di essere filo-russo. Dietro l’esposto all’Ordine, invece, si cela l’accusa di essere troppo filo-ucraino. “Non è ridicolo?”, ha quindi chiesto Porro, spiegando che “agli shit-storm sui social sono abituato, ma qui ci troviamo su un piano molto pericoloso”.