Come qualcuno di voi sicuramente ricorderà, durante il governo Draghi erano stati selezionati con un concorso 500 esperti per occuparsi del PNRR. Facciamo un po’ d’ordine. In pratica erano tutti ingegneri, laureati, qualificati che avrebbero dovuto monitorare gli avanzamenti dei progetti relativi ai fondi europei. Ebbene, ad oggi questi giovani si stanno dimettendo in massa perché l’attuale governo “continua a mentire sul PNRR”. Ecco cosa sta succedendo.
“Eravamo in 500, ora siamo sotto i 400 e se ne vanno almeno due a settimana” dicono i “Draghi boys”, quelli che monitorano gli avanzamenti dei progetti, eseguono i controlli di gestione e poi schiacciano il pulsante del sistema Regis per erogare i famosi soldi da spendere. Entrati per concorso, quello dell’ottobre 2021 (34 mila candidati, 17 mila alla prova scritta), sono entrati in servizio a gennaio 2022. Per lo più giovani, laureati, qualificati, formati, collocati in tutti i ministeri e alla presidenza del Consiglio: giuristi, economisti, statistici, informatici, ingegneri. Ebbene, questi ragazzi si stanno dimettendo in massa perché precari, dato che non vedono prospettive per il Pnrr.
ULTIM’ORA – Arriva l’annuncio di Giuseppe Conte su costituente. “Abbiamo raggiunto…” – VITTORIA?!
“Soddisfazione per tutti, vittoria per chi ha deciso di decidere” Roma, 23 novembre – Il Movimento 5 Stelle (M5S) ha
Non solo, perché questi ragazzi hanno anche accusato il ministro Fitto di mentire: “È andato a dire in Parlamento il 26 aprile che ci aveva stabilizzato, dopo le critiche della Corte dei Conti: vero sulla carta, falso nella realtà”, dicono in molti, pronti a una clamorosa protesta davanti a Palazzo Chigi. “Nel decreto 13, il “Pnrr 3”, non ha stanziato soldi. E senza risorse le amministrazioni possono procedere solo se hanno “tesoretti” di budget e spazi nelle dotazioni organiche, visto che noi siamo un “soprannumero”. Quasi tutte non ce l’hanno” si legge.
Insomma, con il PNRR in bilico ballano miliardi. Ma ballano anche posti di lavoro e professionalità. Scorrere la graduatoria, fra l’altro, tra un po’ non sarà più possibile. Su 1.534 candidati risultati idonei al concorso del 2021 per i 500 posti, oltre la metà ha rinunciato alla chiamata, puntando su altri posti a tempo indeterminato o determinato ma più vicino a casa. Oppure c’è chi si è dimesso subito dopo aver preso servizio. Parliamo di 798 rinunce o dimissioni su 1.534: il 52%.
Le tre graduatorie di economisti, statistici e ingegneri si sono esaurite in meno di un mese. In quella giuridica hanno chiamato già 793 idonei su 974. Visto che i posti banditi nell’area giuridica erano 125 significa che i buchi vengono coperti a prescindere dalle competenze: ingegneri e statistici soppiantati da esperti di legge. Questo passa il convento. E tra un po’ neanche questo.
L'incapacità del ministro Fitto e del governo Meloni
Sin dall’inizio si era capito che questa faccenda dei professionisti assunti a tempo e pagati 50 mila euro lordi, anziché i 100 mila dati ai consulenti, sarebbe stato un grosso intoppo per il Pnrr. L’allora ministro dell’Economia Franco l’aveva detto in Parlamento alla fine di febbraio dell’anno scorso: “Bisogna rendere più attrattive queste posizioni”. A concorso appena chiuso, gennaio 2022, avevano risposto in 383 su 500, poi rimpiazzati dagli idonei. A dicembre 2022 la Corte dei Conti ne contava 366.
Ci aveva pensato il ministro Brunetta con il decreto 115 del 2022 a fissare nel primo gennaio 2027 la data della stabilizzazione, ma senza risorse extra. Il ministro Fitto ora anticipa al primo marzo 2023, ma il governo ancora non mette soldi. L’incertezza sul futuro di questi professionisti – che lavorano “anche 12 ore quando siamo sotto scadenza semestrale e non sempre gli straordinari sono pagati” – sembra segnato. Ma con loro anche il Pnrr rischia un brusco, ulteriore, stop.