Non c’è pace per i cittadini italiani. Dopo lo stop improvviso al Reddito di Cittadinanza, regna la confusione, oltre ala rabbia e al disagio sociale. Anche perché adesso si scopre, come riporta Repubblica, che quelle stesse 160 mila famiglie “esodate” del Rdc rischiano di ritrovarsi prive anche dell’Assegno unico per i figli. Una tagliola che, viene stimato, interesserà a conti fatti 224 mila persone già a partire da questo mese di agosto.
C’è un errore di negligenza grande come una casa dietro al nuovo pasticcio che ora mette a rischio anche l’altra misura di sostegno alle famiglie. Tra i sospesi del Reddito che hanno ricevuto l’sms dell’Inps, chi ha figli tra 18 e 21 anni dovrà ripresentare la domanda per continuare a percepire l’Assegno unico. Se non lo farà, anche questo sussidio verrà meno. Ma nessuno finora li ha informati. Una beffa che potrebbe sommarsi alla scure che si è appena abbattuto sulla vasta platea dei beneficiari.
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Intanto, giornata ad alta tensione ieri nelle piazze e nei palazzi. La leader pd Elly Schlein è tornata a parlare di «guerra ai poveri, il governo venga a riferire in Parlamento: noi siamo pronti a batterci contro questa bomba sociale». L’Anci, l’associazione dei Comuni, ha manifestato tutta la preoccupazione dei sindaci sotto assedio alla ministra del Lavoro Marina Calderone. Il presidente Antonio Decaro le ha chiesto di fare chiarezza su norme e numeri. Perché i servizi sociali delle città sono presi d’assalto da persone in ansia e gli operatori non sanno se e chi prendere in carico.
Assedio anche fisico, come testimonia l’aggressione al sindaco di Terrasini, in provincia di Palermo, di un disoccupato di 60 anni che peraltro per via dell’età non perderà il sussidio. Sindacati, Caf e Inps registrano chiamate record di persone spaesate che non sanno cosa fare, convinte dall’sms inviato dall’Inps il 27 luglio che per l’appunto basta essere “presi in carico” per rientrare nella misura. Non sarà così: la legge 85, ovvero il decreto Lavoro di maggio, non prevede questo.
La reazione dei sindacati al pasticcio del RDC e Assegno Unico
Ieri l’hanno ammesso, dopo giorni di silenzio e messaggi contraddittori, anche il ministero del Lavoro e l’Inps. Il ministero fa partire la campagna di informazione web, tv e social, con video tutorial e faq, domande e risposte sul sito. Viene spiegato che la presa in carico deve avvenire nei 7 mesi di fruizione massima del Reddito nel 2023, fissati dal governo Meloni con la manovra di dicembre.
Sono i Centri per l’impiego che fanno capo alle Regioni ad indirizzare il disoccupato, dopo una valutazione complessiva, ai servizi sociali dei Comuni se riscontrano un disagio sociale. Se questo non è avvenuto sin qui, spiega il ministero, significa che quella persona è attivabile e occupabile. E quindi se ha tra 18 e 59 anni, senza figli minori o disabili e over 60 a carico, allora perderà il Reddito. E da settembre potrà sperare di ottenere il Supporto per la formazione e il lavoro (Spl) da 350 euro al mese per 12 mesi non ripetibili solo però se seguirà un corso di formazione o se inserito nel programma Gol, finanziato dal Pnrr, o se svolge un lavoro socialmente utile.
«Il governo fa cassa sui più poveri, ha tagliato il Reddito e due giorni fa il Parlamento ha votato un’altra sanatoria fiscale», rincara il leader della Cgil Maurizio Landini, intervenuto a Metropolis. «Dello stop al Reddito si parla da 7 mesi e oggi scopriamo che non hanno predisposto nulla, scaricano sui Comuni e raccontano balle». Se ne sono accorti pure i sindaci: contestano i numeri di Inps, dicono di non conoscere i nominativi delle persone di cui eventualmente farsi carico. Il loro sospetto è che le 160 mila famiglie non siano mai state chiamate in questi mesi dai Centri per l’impiego regionali. E di conseguenza quelle non “occupabili” non siano state dirottate in tempo utile ai servizi sociali dei Comuni. L’ennesimo pasticcio.