Il direttore generale dell’Inps ha emanato alcuni dati che riguardano il reddito di cittadinanza, rilanciati dai giornali di destra. Ecco tutte le fake news smontate.
Oggi Il Fatto Quotidiano riporta un’intervista del direttore generale dell’Inps sul reddito di cittadinanza: “Appena 1.500 assunti in 4 anni, costati agli italiani 34 miliardi di euro”. Ma le cose non stanno così: lo dice la Corte dei conti che, già in piena pandemia, contava 352.068 persone “con almeno un rapporto di lavoro successivo alla domanda di Rdc”. Ma chi li legge i rapporti della Corte? Così i giornali di destra ci sguazzano, certi che ogni contratto sia costato alle casse pubbliche 22 milioni di euro, nemmeno avessimo assunto le stelle del basket Nba. Ormai siamo praticamente al vilipendio di cadavere, visto che il Rdc ha i giorni contati: dal primo gennaio sarà sostituito dall’Assegno di inclusione voluto dal governo Meloni. Tuttavia si decide di riaprire la stagione di caccia ai fannulloni divanati. Perché? C’è da coprire il flop dell’alternativa messa in campo dal governo. Che non funziona, stavolta nel senso letterale del termine.
Il fallimento di Calderone e del governo Meloni
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La speranza era di leggere nell’intervista il dato sull’effettiva erogazione del Sfl, così da confermare, o perché no smentire, utenti, centri per l’impiego, enti di formazione e regioni. Tutti a dire che la piattaforma nazionale lanciata dal governo non funziona e i 350 euro dell’indennità non arrivano. Niente da fare, il direttore dell’Inps preferisce lasciarci col fiato sospeso. “Renderemo noti i dati alla fine di questo mese o all’inizio del prossimo. Non ha senso fare il punto su una misura nuova, partita l’1 settembre, prima dei tre mesi di implementazione”.
Con buona pace di chi rispetta i criteri previsti e non ha ancora visto un soldo, né sa come andare avanti. Il Reddito, dicevamo. L’occhiello a centro pagina la spara così: “Il sussidio dal 2019 ad oggi è costato 34 miliardi di euro, ma soltanto 1.500 percettori sono stati assunti“. Nell’attacco dell’intervista se non altro si specifica che trattasi di “contratti incentivati”, cioè dei soli che hanno beneficiato degli sgravi contributivi previsti per l’assunzione di percettori di Rdc.
La corte dei conti smonta le fake news dell’Inps sul reddito di cittadinanza
La differenza è enorme. Quanto? Lo ha detto più volte la Corte dei conti e già ai tempi della pandemia: “A ottobre 2020 il numero complessivo dei beneficiari soggetti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro (i cosiddetti Work Ready) era pari a 1.369.779. Coloro che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro successivo alla domanda di RdC era di 352.068, di cui 192.851 ancora attivo”. E pazienza se gli altri sono riusciti a mangiare, visto che si tratta di misure di contrasto alla povertà. Ma attenzione, i contratti incentivabili, quelli che possono approfittare degli sgravi contributivi, sono solo quelli a tempo indeterminato e gli apprendistati.
Scrive la Corte: “Il 15,4% ha firmato un contratto a tempo indeterminato e il 4,1 % un contratto di apprendistato”. Tutti gli altri sono contratti a tempo determinato, che non accedono agli sgravi. Di questi, “il 69,8% ha una durata inferiore ai 6 mesi”, precisano i magistrati contabili. In altre parole, dire che in 4 anni solo 1.500 percettori sono stati assunti è una menzogna. Ciò che è peggio è che si parla di persone in condizione di povertà, molte delle quali avevano già un lavoro prima di ricevere il sussidio, perché lo stipendio non è sufficiente a emanciparle dall’indigenza.