Peter Gomez interviene all’assemblea costituente del Movimento 5 Stelle sollevando una questione cruciale: il limite dei due mandati, una delle pietre miliari del M5S, è davvero sostenibile per la formazione di una classe dirigente solida e competente?
Un Dibattito che Divide il Movimento
Nel corso dell’evento conclusivo della costituente del M5S, intitolato “NOVA”, il condirettore de Il Fatto Quotidiano, Peter Gomez, ha affrontato uno dei temi più controversi nella storia del Movimento: la regola dei due mandati. Da sempre simbolo di rinnovamento politico e contrasto alla “politica di professione”, questa norma è ora messa in discussione da più parti interne ed esterne al Movimento. Gomez, dal palco, ha espresso un’opinione che non mancherà di alimentare il dibattito:
> “Io non vedo i 3 o i 5 mandati in Parlamento. Ma se vuoi formare una classe dirigente, devi dare la possibilità a un ragazzo o una ragazza di farsi due mandati in consiglio comunale, magari uno in consiglio regionale e poi di arrivare in Parlamento”.
Con questa dichiarazione, Gomez evidenzia un limite pratico dell’attuale regola: la necessità di acquisire esperienza politica attraverso un percorso che permetta ai rappresentanti di crescere gradualmente nelle istituzioni, senza limitarsi a un massimo di due mandati totali.
L’Origine della Regola e il Dibattito Interno
Il limite dei due mandati fu introdotto da Beppe Grillo come principio fondante del M5S, al fine di evitare la formazione di una “casta politica” e garantire il ricambio generazionale. Tuttavia, negli ultimi anni, l’applicazione rigida di questa norma ha sollevato critiche crescenti. Secondo molti, impedire a politici esperti di proseguire la loro carriera politica danneggia la capacità del Movimento di competere sul piano istituzionale.
Non è un caso che il tema sia stato al centro dell’assemblea costituente, dove voci critiche e sostenitori della regola si sono confrontati apertamente. L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha definito il dibattito “fisiologico” e ha ribadito che sarà la comunità del M5S a decidere:
> “Siamo progressisti, significa applicare la Costituzione. Sul doppio mandato si esprimerà la comunità”.
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Un Movimento Diviso tra Tradizione e Futuro
Le opinioni interne al Movimento sono tutt’altro che unanimi. Da un lato, figure come Danilo Toninelli ritengono che il M5S abbia già perso la sua identità originaria, affermando:
> “Meglio morire gloriosamente che vivere nell’agonia”.
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Dall’altro lato, emergono posizioni più pragmatiche che vedono nel superamento della regola dei due mandati una necessità per garantire continuità e competenza. Anche i sostenitori della tradizione, tuttavia, ammettono che l’esperienza è un valore fondamentale in politica.
Un altro nodo centrale è l’eventuale alleanza strategica con il Partito Democratico, sulla quale gli attivisti si trovano divisi. L’idea di abbandonare del tutto il retaggio di Beppe Grillo – incluso il limite dei mandati – potrebbe rappresentare un passo definitivo verso una trasformazione del Movimento in un partito più tradizionale.
Le Prospettive del M5S
La riflessione di Peter Gomez, dunque, non riguarda solo una regola specifica, ma investe il futuro stesso del Movimento 5 Stelle. La necessità di costruire una classe dirigente capace e competente si scontra con la volontà di mantenere viva l’essenza rivoluzionaria che ha caratterizzato il M5S sin dalla sua nascita.
Il superamento del limite dei due mandati potrebbe essere un segnale di maturità politica, ma rischia anche di alienare quella parte della base elettorale che ha sempre visto nella regola un baluardo contro la degenerazione politica.
Conclusioni
La questione del doppio mandato rimane aperta e sarà probabilmente oggetto di una decisione collettiva all’interno del Movimento. Come sottolineato da Gomez, il cambiamento delle regole non dovrebbe mai rinunciare alla diversità e al ricambio, ma deve garantire anche la possibilità di fare esperienza e crescere a diversi livelli istituzionali.
L’equilibrio tra ideali e pragmatismo sarà la vera sfida per il M5S nei prossimi mesi. La decisione finale sul futuro di questa regola potrebbe definire non solo la direzione politica del Movimento, ma anche il suo stesso ruolo nel panorama politico italiano.
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