L’onorevole Augusta Montaruli, esponente di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai, è tornata sotto i riflettori in un acceso dibattito legato al programma televisivo “Report”. Durante l’evento “Le sfide del servizio pubblico” tenutosi a Palazzo Giustiniani, Montaruli ha criticato apertamente il programma di Rai3 per essersi, secondo la sua opinione, sottratto al “dovere di rettifica”. In questa occasione, Montaruli ha sottolineato la propria posizione: “Non ritengo ci fosse un diritto al silenzio”, ma piuttosto un obbligo da parte di Report di offrire la possibilità di una risposta o rettifica.
Le accuse di Montaruli e la risposta di Report
La polemica si riferisce a due specifici servizi di “Report”. Il primo riguarda un’inchiesta in Liguria, mandata in onda mentre le urne elettorali erano ancora aperte; il secondo tocca vicende relative alla sorella del ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Secondo Montaruli, il programma avrebbe negato la possibilità di una controparte o di una rettifica pubblica.
Tuttavia, Report ha replicato seccamente, sostenendo di non aver mai ricevuto richieste formali di rettifica né per il caso in Liguria, curato dal giornalista Luca Chianca, né per le dichiarazioni sul conto di Antonella Giuli, sorella del ministro. Il giornalista Giorgio Mottola, responsabile del secondo servizio, ha confermato l’integrità delle prove mostrate, aggiungendo che proprio in seguito al servizio, il questore della Camera, On. Paolo Trancassini, avrebbe chiesto informazioni sul piano ferie presentato da Antonella Giuli, scoprendo che non era mai stato depositato. La posizione di Report è stata chiara: “Fare accuse senza contraddittorio è semplice, ma noi confermiamo tutto ciò che è stato documentato in puntata”.
La condanna per peculato e il passato controverso di Montaruli
Nonostante le recenti critiche mosse a Report, il profilo pubblico della deputata Montaruli è macchiato da un passato giudiziario problematico, che ne ha compromesso la reputazione e le ha fatto guadagnare il titolo di “pregiudicata” tra le fila del Parlamento. Nel febbraio del 2023, infatti, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Montaruli a un anno e sei mesi di reclusione per peculato, reato per il quale era già stata condannata in Appello. I fatti risalgono agli anni in cui Montaruli era consigliera regionale in Piemonte e riguardano spese personali effettuate con i fondi pubblici destinati alla politica.
Le spese in questione, che superavano i 25.000 euro, comprendevano ristoranti, accessori di lusso come borse e Swarovski, e persino libri dai contenuti discutibili, tra cui “Mia suocera beve” e “Sexploration”, che avevano suscitato notevole scalpore mediatico. Durante il processo, era emerso che Montaruli si fosse rimborsata anche pranzi, abiti di lusso, e altri articoli personali. La sentenza di condanna aveva già provocato forti reazioni politiche, con Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del PD, che aveva chiesto pubblicamente le dimissioni di Montaruli dal ruolo ministeriale, sollevando dubbi sulla legittimità della presenza di una condannata nel Parlamento italiano.
Un percorso politico controverso
Montaruli, nata nel 1983, si è dedicata alla politica fin da giovane, con un passato che include anche esperienze imbarazzanti. È emerso che da studentessa aveva partecipato a pellegrinaggi neofascisti a Predappio sulla tomba di Benito Mussolini, definendo successivamente tali episodi come “errori di gioventù” durante un’intervista alla trasmissione “DiMartedì”. Prima di approdare al Parlamento, ha ricoperto vari ruoli istituzionali, tra cui consigliera comunale e assessora alla cultura a San Mauro Torinese, e ha poi proseguito la sua carriera politica come portavoce della Giovane Italia nel 2012. Entrata a Montecitorio nel 2018, Montaruli è divenuta una delle esponenti più vicine alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche se il caso dei rimborsi irregolari era già ben noto all’epoca.
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La linea politica del Governo e l’influenza delle vicende giudiziarie su Fratelli d’Italia
La condanna di Montaruli ha aperto un ulteriore fronte di dibattito per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che si trova in una posizione di difficile gestione, data la sua fermezza sul rispetto della legalità. In diversi contesti, Meloni ha tenuto una linea dura, soprattutto nel caso Cospito, per il quale ha promosso il rispetto delle norme legali in merito al regime di 41 bis. La presenza di una deputata condannata per peculato nel Parlamento italiano potrebbe apparire incongruente rispetto a questi principi e ha sollevato polemiche all’interno dell’opinione pubblica.
Montaruli non è l’unica figura di Fratelli d’Italia a dover fare i conti con vicende giudiziarie. Anche Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, è attualmente indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Nicola Procaccini, europarlamentare e responsabile energia del partito, è accusato di turbativa d’asta e induzione indebita, vicende che rischiano di compromettere ulteriormente l’immagine di Fratelli d’Italia.
Conclusioni
La recente querelle tra Montaruli e Report si inserisce in un quadro più ampio di tensioni tra i media e la politica, dove le accuse di mancato contraddittorio e di scarsa trasparenza non sembrano destinate a risolversi rapidamente. Al contempo, le condanne pregresse della deputata e le critiche all’operato di Fratelli d’Italia sollevano domande sul peso della trasparenza e della legalità nel panorama politico italiano. La presenza di figure con condanne penali attive o in corso nel Parlamento solleva dubbi e reazioni tanto da parte dell’opinione pubblica quanto della stessa opposizione, lasciando interrogativi aperti sul futuro di Montaruli all’interno della politica nazionale.
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