L’inchiesta “La Russa Dynasty“, andata in onda ieri sera, racconta del potere della famiglia del presidente del Senato, partendo dalla Sicilia per arrivare fino a Milano, attraverso vicende che prendono in causa call center e società con soci non ben visti. I giornalisti di Report sono andati nei territori siciliani, a indagare il legame tra Antonino La Russa, padre dell’attuale presidente del Senato, e Michelangelo Virgillito, finanziere che ha costruito un impero grazie al patrimonio degli ebrei costretti a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali.
Successivamente, si è scoperto che l’impero di Virgillito è stato finanziato dal banchiere della mafia, Michele Sinoda. La Russa ha negato qualsiasi legame del padre con Sinoda. I legami mafiosi della famiglia, però, non sembrerebbero finire qui. Il padre e il fratello Vincenzo sarebbero correlati a Cosa nostra.
La minaccia di querela da parte del presidente del Senato è arrivata ancor prima della messa in onda della puntata. Infatti, i legali di La Russa erano stati incaricati di presentare querele per diffamazione aggravata nei confronti di giornali e media, se fosse andata in onda l’inchiesta. Per difendersi, lo stesso La Russa ha realizzato un’autointervista, nella quale, tra le altre cose, ha parlato anche dei suoi rapporti con la ministra Santachè e con il fondo Negma e Visibilia (trovate il video in fondo alla pagina).
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Ecco la reazione di La Russa alla puntata di Report: “Va subito affermato che dopo quasi due mesi di costose ricerche e di troupe sguinzagliate in varie regioni d’Italia, non avendo potuto trovare nemmeno un briciolo di attività non solo illegali ma anche solo inopportune del presidente La Russa, Ranucci e i suoi compagni hanno optato per cercare disperatamente di infangare suo padre e la sua famiglia con ricostruzioni del tutto difformi dalla verità e altamente lesive dell’onore di Antonino La Russa. Che oggi avrebbe 110 anni e mai in vita sua ha ricevuto un avviso di garanzia”ha detto il portavoce del Presidente del Senato.
Secondo la trasmissione di Ranucci, che cita delle dichiarazioni del colonnello dei Carabinieri Michele Riccio (il quale a sua volta afferma di riportare le parole del capomafia Luigi Ilardo), nel 1994 Cosa Nostra avrebbe dato indicazioni per votare in Sicilia Orientale a favore di Forza Italia e del figlio di Antonino La Russa, Vincenzo. Non solo, Report parla anche del trasferimento nel 1956 della famiglia a Milano, apparentemente presentato dal servizio come motivato dalla volontà di Antonino di “dare una mano” a Virgillitto, all’epoca in ascesa alla Liquigas, forse grazie all’aiuto di Sindona.
Il video dell'autointervista inviato da La Russa a Report
Qui arriva una nuova replica del portavoce della seconda carica dello Stato: “Report riferisce di una accusa di uno sconosciuto pentito, o perlomeno a noi sconosciuto, secondo il quale nel 1994 il senatore Antonino La Russa avrebbe insieme al figlio Vincenzo, chiesto voti in ambienti criminali a favore di… Forza Italia! La circostanza già di per sé falsa e calunniosa, appare peraltro impossibile alla luce del fatto che da anni Antonino La Russa non era più candidato e il figlio Vincenzo (peraltro mai appoggiato elettoralmente dai familiari) era candidato non con Forza Italia bensì con l’Udc di Casini. E quel che più conta è che mai tale circostanza ha avuto alcun seguito giudiziario, anche minimo, né mai è stata contestata agli interessati che l’hanno potuta leggere solo su un “giornaletto” all’epoca dei fatti”.
Report, prima di andare in onda domenica sera, su Facebook aveva pubblicato l’auto-intervista di La Russa scrivendo: “Il presidente del Senato Ignazio La Russa ci ha inviato le sue videorisposte, chiedendoci di pubblicarle integralmente. Con il suo video, La Russa inaugura un nuovo genere della comunicazione politica: l’autointervista. Dopo le cassette inviate ai tg da Berlusconi e le dirette Facebook di politici monologanti, il presidente del Senato invece di sedersi davanti alle nostre telecamere, risponde alle nostre domande, lette dal suo addetto stampa, senza concederci il contraddittorio”.