Nel corso della trasmissione “Di Martedì”, Alessandro Di Battista ha voluto commentare la scelta di Colosimo come nuova presidente della commissione antimafia. Solo che l’ex esponente del M5S non ha di certo usato parole tenere per questa elezione. Anzi, ha ricordato come ci fossero ben 3 imputati nella commissione. Ma cerchiamo di capire di chi parlava Dibba.
Ben sette mesi di attesa per vederla insediata e poi la commissione parlamentare Antimafia parte con una neopresidente contestata per una presunta amicizia con un ex terrorista neofascista e tre componenti sotto processo per corruzione, concussione o reati ambientali. Più altri indagati o citati nelle carte giudiziarie delle procure siciliane. Nella lista anche nomi noti, come l’ex sottosegretario all’Agricoltura (governo Renzi) Giuseppe Castiglione, eletto alla Camera con Azione, ma prima in Forza Italia e luogotenente di Angelino Alfano in Sicilia. È stato rinviato a giudizio a marzo 2017 ed è imputato per corruzione, perché avrebbe promesso «assunzioni al Cara di Mineo» in cambio di voti. La vicenda riguarda gli appalti per la gestione dei servizi del Centro per richiedenti asilo in provincia di Catania, tra il 2011 e il 2014, quando Castiglione era soggetto attuatore del Cara.
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Un altro commissario sotto processo è il senatore di Forza Italia, Francesco Silvestro, campano, soprannominato “il re della notte”, perché l’azienda di famiglia produce materassi. Guarda caso, era stato già dichiarato «impresentabile» dalla vecchia commissione Antimafia, in occasione della candidatura alle regionali 2020, in quanto imputato, insieme all’ex sindaco di Arzano (Napoli), di tentata concussione ai danni di un imprenditore titolare dell’appalto comunale dei rifiuti. Vittima di intimidazioni, stando alle accuse, per ottenere assunzioni, contratti e una sponsorizzazione per la squadra di pallavolo locale. I fatti risalgono al 2013, quando Silvestro era presidente del consiglio comunale: quella amministrazione era stata poi sciolta per infiltrazioni camorristiche. A dieci anni di distanza, comunque, rinvio dopo rinvio, il processo si avvia verso la prescrizione.
Il terzo imputato è il deputato leghista Anastasio Carrà, vicesegretario del partito di Salvini in Sicilia e sindaco di Motta Sant’Anastasia, a processo perché accusato di aver attentato alla salute pubblica nel suo comune alle pendici dell’Etna. Per i magistrati catanesi, Carrà avrebbe favorito l’utilizzo di un bypass fognario non autorizzato, in cui sarebbero confluiti scarichi abusivi delle acque reflue, contenenti percentuali di elementi chimici e batterici superiori ai limiti di legge. Sempre per reati ambientali è sotto inchiesta la senatrice Dafne Musolino, eletta con Sud chiama Nord, il partito dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, e ieri votata come presidente (ha ottenuto 4 preferenze) dai rappresentanti di Azione e Italia Viva. Indagata, con lo stesso De Luca, per la mancata bonifica di una discarica abusiva, quando lei era assessore all’ambiente della città siciliana.
Tre imputati e una indagata, dunque. Poi ci sono quelli finiti nelle carte giudiziarie, ma senza essere toccati in prima persona. Come il senatore di Fratelli d’Italia, Raoul Russo, più volte citato nell’inchiesta della procura di Palermo sulla gestione dei fondi da parte dell’assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Un’indagine che ha come punta dell’iceberg il finanziamento da quasi 4 milioni per organizzare un evento di promozione dell’isola al festival del cinema di Cannes. Russo è stato capo della segreteria tecnica dell’assessore Manlio Messina, oltre che coordinatore del partito di Giorgia Meloni a Palermo.